Netanyahu e Ben–Gvir parlano con i gendarmi dell’unità anti–terrorismo. Foto: @IsraeliPM via X
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Le autorità statunitensi hanno reagito irritate alle pressioni di Netanyahu, dopo la pubblicazione del video in cui il Primo ministro israeliano accusava Washington di aver interrotto le spedizioni di armi. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha definito i commenti di Netanyahu “deludenti e fastidiosi,” vantando il grande supporto dato finora dagli Stati Uniti alla macchina della guerra israeliana: “Non c’è nessun altro paese che ha fatto, o farà, più degli Stati Uniti per aiutare Israele a difendersi.” Secondo una fonte di CBS News, la dichiarazione di Netanyahu sarebbe motivata dalle frustrazioni delle IDF con le consegne statunitensi. Secondo la fonte di rallentamenti non ci sarebbero stati, ma di frustrazione da parte degli Stati Uniti, in effetti, ce ne sarebbe: “Gli israeliani non sono arrivati nemmeno vicini all’obiettivo di distruggere Hamas.” Non avendo nessun piano per il dopoguerra, ha chiosato il funzionario rimasto anonimo, la strategia attuale del governo Netanyahu VI è “una ricetta per la guerra continua.” In risposta alle critiche statunitensi, Netanyahu è tornato a lamentarsi: “Sono pronto a subire questi attacchi personali a patto che Israele riceva dagli Stati Uniti le munizioni di cui ha bisogno in questa guerra per la propria esistenza.”
Il governo israeliano è in crisi anche dall’interno: secondo un retroscena dei giorni scorsi, Netanyahu avrebbe offerto a Ben–Gvir di essere incluso tra i ministri che ricevono aggiornamenti diretti sull’aggressione di Gaza — una richiesta che il ministero di estrema destra fa da quando c’era ancora il gabinetto di guerra. Il Likud ha messo a tacere le voci, dicendo che Netanyahu avrebbe detto a Ben–Gvir “una cosa semplice”: “Chi vuole essere parte della squadra ristretta di consultazioni per la sicurezza deve provare che non sta facendo filtrare alla stampa segreti di stato e conversazioni riservate.” Ben–Gvir è stato più volte accusato di aver fatto trapelare conversazioni private per scopi politici. Il suo partito, Potere ebraico, ha risposto sibillino, dicendo che avrebbe sostenuto una legge che imponeva l’obbligo di poligrafo — la “macchina della verità” — per i ministri, a patto che la legge “si applichi anche a chi ha un pacemaker.” Netanyahu è stato operato per impiantare un pacemaker l’estate scorsa.
Nel frattempo, un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha avvisato le aziende produttrici di armi, indicando che chi invia armi, parti, o munizioni alle IDF rischia di rendersi complice in “serie violazioni dei diritti umani e delle leggi umanitarie internazionali,” ma anche “crimini internazionali,” “potenzialmente compreso il genocidio.” Gli esperti elencano anche le istituzioni finanziarie che investono in queste aziende, chiedendo loro di prendere azioni per evitare di essere collegate agli stessi abusi di diritti umani. Sottolineando l’ovvio, gli esperti scrivono: “Le armi iniziano, sostengono, aggravano e prolungano i conflitti armati, così come altri tipi di oppressione, per cui la disponibilità di armi è un presupposto essenziale per realizzare i crimini di guerra e le violazioni di diritti umani.”