8 mesi dopo, l’ONU chiede il cessate il fuoco “immediato”
Dopo 8 mesi di aggressione militare, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per un “immediato, pieno e completo” cessate il fuoco a Gaza
Dopo 8 mesi di aggressione militare, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per un “immediato, pieno e completo” cessate il fuoco a Gaza. La risoluzione è stata approvata con il voto di 14 membri del Consiglio – la Russia si è astenuta — e abbraccia la proposta “israeliana” di cessate il fuoco presentata da Joe Biden il 31 maggio. La risoluzione sostiene che Israele ha “accettato” i termini dell’accordo e invita Hamas a fare lo stesso. Dopo le tensioni dei giorni scorsi, quando i diplomatici israeliani hanno cercato di fermare la risoluzione basata sulla proposta “israeliana” di Biden, Washington ha ceduto alle pressioni di Tel Aviv: nella risoluzione approvata lunedì non è più presente la contrarietà alla formazione “zone cuscinetto” all’interno della Striscia — rimane invece il passaggio che condanna “qualsiasi tentativo di cambiamento territoriale e demografico della Striscia di Gaza.” Le revisioni sembrano aver placato l’ambasciatore Gilad Erdan, che non ha commentato in nessun modo l’approvazione della risoluzione. Israele ha iniziato a costruire zone buffer nella Striscia dallo scorso febbraio, ma finora ha sempre dichiarato che si tratta di strutture temporanee — all’epoca il commissario ai Diritti umani ONU Volker Türk aveva ricordato che la distruzione degli edifici per costruire zone cuscinetto costituisce un crimine di guerra.
Il vice ambasciatore alle Nazioni Unite statunitense Robert Wood ha dichiarato: “Vogliamo mettere pressione su Hamas perché accetti questo accordo.” “Per questo abbiamo fatto questa risoluzione, perché siamo sull’orlo di fare qualcosa di molto, molto importante.” Hamas, il Movimento per il jihad islamico in Palestina e l’Autorità palestinese hanno accolto in modo positivo la notizia. Hamas ha dichiarato che è disposto a partecipare a negoziati indiretti per implementare i principi indicati al Consiglio di sicurezza, a patto che siano “consistenti con le richieste del nostro popolo e della resistenza.” La presidenza palestinese, dalla Cisgiordania, ha commentato semplicemente di essere a favore di “qualsiasi risoluzione che chieda il cessate il fuoco immediato a Gaza e preservi l’unità territoriale palestinese.” Nei giorni scorsi rappresentanti di Hamas avevano espresso frustrazione per le differenze tra le posizioni “israeliane” descritte da Biden e quelle che materialmente arrivavano dalla diplomazia di Tel Aviv. È successa la stessa cosa anche in questo caso: nonostante il silenzio di Gilad Erdan, la diplomatica israeliana Reut Shafir Ben Naftali ha specificato che Tel Aviv “non si impegnerà in negoziati senza senso e senza fine che possono essere sfruttati da Hamas come modo per prendere tempo.”
Domenica la direttrice del Programma alimentare mondiale Cindy McCain ha dichiarato a CBS News che il PAM ha sospeso le proprie operazioni presso il porto artificiale “umanitario” costruito dagli Stati Uniti a Gaza. “Sono preoccupata per la sicurezza del nostro personale,” ha dichiarato McCain, “ci siamo fermati un momento. Per garantire che siamo al sicuro prima di ricominciare. Continuiamo a operare nel resto del paese, e stiamo facendo tutto quello che possiamo nel nord e nel sud.” McCain non ha specificato quando le operazioni nel porto cominceranno — nei giorni scorsi la struttura è stata al centro di una grave controversia perché ricostruzioni dei media e video girati a Gaza sembrano confermarne l’uso nel contesto del raid delle IDF a Nuseirat. Le autorità statunitensi negano che la struttura sia stata usata per scopi militari.