L’evacuazione forzata da Rafah è “inaccettabile”, ma continua indisturbata

Charles Michel ha dichiarato che “gli ordini di evacuazione per i civili intrappolati a Rafah verso zone non sicure sono inaccettabili,” ma la comunità internazionale continua a non fare niente mentre l’aviazione israeliana bombarda tende di sfollati

L’evacuazione forzata da Rafah è  “inaccettabile”, ma continua indisturbata
Una famiglia cerca rifugio in una scuola UNRWA distrutta a Khan Yunis. Foto via X @UNRWA

Sabato le IDF hanno continuano la propria aggressione senza sosta alla Striscia di Gaza, con ulteriori bombardamenti e attacchi di artiglieria su tutto il territorio: 9 civili sono stati uccisi in un altro attacco su Rafah, e le IDF hanno bombardato di nuovo anche i campi profughi di Nusseirat e Jabalia. A Rafah gli aerei israeliani hanno bombardato le tende degli sfollati. WAFA descrive l’attacco sul campo di Jabalia come un “bombardamento a tappeto” — un bombardamento è stato filmato in diretta dal giornalista di Al Jazeera Anas Al-Sharif, che fortunatamente è sopravvissuto. Mentre continuano gli ordini di evacuare Rafah, le IDF hanno chiesto di sgomberare di nuovo anche l’area del campo di Jabalia — nel nord della Striscia, dove in precedenza l’esercito israeliano aveva dichiarato di aver concluso le proprie operazioni. Secondo le autorità israeliane circa 300 mila palestinesi hanno seguito l’ordine di evacuare Rafah verso una nuova “zona umanitaria” tra al–Mawasi e Khan Yunis.

Charles Michel ha dichiarato che “gli ordini di evacuazione per i civili intrappolati a Rafah verso zone non sicure sono inaccettabili.” Il presidente del Consiglio europeo ha chiesto al governo israeliano di “rispettare la legge umanitaria internazionale,” ha chiesto di continuare “l’impegno per arrivare a un accordo per un cessate il fuoco duraturo,” e ha ripetuto il sostegno dell’Unione europea alla soluzione dei due stati, per il quale “lo stabilimento di uno stato palestinese sostenibile è necessario.” Michel non ha elaborato riguardo a cosa stia facendo l’Unione europea a riguardo, dato che nessuna di queste cose sta succedendo.

Sull’onda dell’annuncio di Biden riguardo la possibile sospensione delle spedizioni di armi a Israele, Amnesty ha ricordato la campagna coordinata tra diverse — iniziata il 2 maggio — per chiedere lo stop globale alla vendita di armi a Israele, e l’organizzazione britannica Oxfam ha chiesto al governo britannico di fermare le vendite di armi a Tel Aviv, descrivendo quelle causate dall’aggressione di Gaza come “morti senza senso”: “Il consenso nella comunità internazionale è chiaro,” ha commentato un portavoce di Oxfam, “il governo britannico continuerà a essere complice di questa strage fintantoché continuera a vendere armi a Israele, sapendo che con ogni probabilità saranno usate per uccidere o ferire la popolazione di Gaza.”