La coscienza a scoppio ritardato di Joe Biden
In un’intervista su CNN, Biden ha annunciato che gli Stati Uniti bloccherebbero alcune delle spedizioni di armi verso Israele se Tel Aviv dovesse decidere di procedere con un’invasione di terra di Rafah
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In una intervista con Erin Burnett, su CNN, Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti bloccherebbero alcune delle spedizioni di armi se il governo Netanyahu VI dovesse decidere di procedere con un’invasione di terra di Rafah. Per la prima volta, il presidente statunitense ha ammesso che armi fornite da Washington sono state usate per uccidere civili — anche se ha usato una perifrasi piuttosto infelice, dicendo che “civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza (sic) di quelle bombe.” In un’altra dichiarazione contorta, Biden ha affermato di essere già stato chiaro con Netanyahu: “Se entrano a Rafah — non sono ancora entrati a Rafah — se entrano a Rafah, non gli fornirò le armi che storicamente sono state usate per occuparsi delle città — che si usano per quel problema.” Biden ha precisato che gli Stati Uniti continueranno a fornire armi per l’Iron Dome: “Non facciamo passi indietro sulla sicurezza di Israele. Facciamo un passo indietro sull’abilità di Israele di fare la guerra in quelle aree.” In un’udienza al Senato, il segretario della Difesa ha confermato il retroscena che alcune spedizioni di armi erano già state bloccate, spiegando che “siamo stati chiari fin dall’inizio che Israele non dovrebbe lanciare un grande attacco contro Rafah senza tener conto e proteggere i civili che sono in quel campo di battaglia.” Anche il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha espresso la propria preoccupazione, dicendo che c’erano serie preoccupazioni per una operazione su Rafah considerato “il modo con cui Israele ha condotto le proprie operazioni in passato e quale è stato l’impatto sulla popolazione civile”
“Il modo con cui Israele ha condotto le proprie operazioni in passato” ha causato, secondo due esperti di mappatura delle zone di guerra, la distruzione di circa il 40% di tutti gli edifici della Striscia di Gaza — percentuale che sale in modo significativo nel nord della Striscia, dove la percentuale di strutture distrutte si avvicina ai due terzi. Armi statunitensi sono state usate durante tutta la durata dell’aggressione, ma l’opposizione della società statunitense al sostegno di Washington non è mai stata forte come nelle ultime settimane. Nell’intervista, Joe Biden ha detto di aver “sentito il messaggio” di chi lo chiama “Genocide Joe,” ma ha attaccato le proteste universitarie, accostando “impedire l’accesso alle classi” a presunti casi di “discorso d’odio” e “minacce” contro studenti di origini ebraiche. Il dato di fatto, però, è questo possibile irrigidimento statunitense contro Tel Aviv arriva solo dopo i giorni di mobilitazione intensa delle università.
Washington ha tracciato una prima linea rossa che le IDF non dovrebbero poter superare, ma in realtà gli attacchi su Rafah — bombardamenti, e da questa settimana anche operazioni di terra — sono ormai quotidiani. Ieri l’esercito israeliano ha condotto bombardamenti e attacchi di artiglieria su tutta la Striscia, compresa la città di Rafah. Il numero di morti e feriti causati — “come conseguenza,” direbbe Joe Biden — dagli attacchi di mercoledì è ancora imprecisato, con il sistema sanitario della Striscia in difficoltà sempre più profonda. Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che i pochi ospedali rimasti operativi del sud della Striscia hanno carburante per ancora non più di 3 giorni: “Senza carburante, tutte le operazioni umanitarie si fermeranno. La chiusura dei valichi sta inoltre impedendo la consegna di ulteriori aiuti a Gaza.”