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Al termine di una giornata particolarmente violenta, con bombardamenti e raid intensi sulla città di Rafah — sono state uccise 22 persone, tra cui 8 minori — un portavoce dell’esercito israeliano ha annunciato l’inizio di una “operazione di portata limitata” per “far evacuare temporaneamente i residenti della parte est di Rafah” — sarebbero interessate almeno 100 mila persone. Non dovrebbe ancora della operazione di terra su larga scala che il governo Netanyahu VI minaccia di lanciare da mesi, ma l’intensificazione dei bombardamenti e l’inizio del movimento delle truppe nella città indicano una chiara escalation, che sembra segnalare particolari difficoltà, o forse il fallimento, della trattativa per il cessate il fuoco in corso al Cairo. L’azione delle IDF arriva in risposta ad un attacco delle brigate al–Qassam contro obiettivi militari dispiegati nei pressi del valico Karem Abu Salem — secondo l’esercito israeliano l’attacco del braccio armato di Hamas sarebbe partito proprio da Rafah. Il presidente Herzog ha accusato Hamas di attaccare convogli umanitari.

Nelle ore precedenti, la trattativa al Cairo sembrava essere arrivata completamente allo stallo: Netanyahu ha dichiarato che “Israele non può accettare” di concludere ora l’aggressione di Gaza, perché, senza ulteriori operazioni di terra, vorrebbe dire “lasciare Hamas al potere.” Fonti del New York Times — due funzionari della delegazione di Hamas e uno della delegazione israeliana — hanno descritto la trattativa come in stallo: anzi, la fonte israeliana ha detto che la trattativa era “in crisi.” Nei giorni scorsi sembrava che ci fosse movimento per trovare un compromesso — i funzionari di Hamas avevano parlato di “spirito positivo” nella consultazione della proposta israeliana — ma le dichiarazioni del Primo ministro israeliano avrebbero bloccato la trattativa, che ora si sarebbe ridotta a un “gioco dello scaricabarile.”

Nel frattempo, in un grave arretramento per i diritti civili in Israele, il governo Netanyahu VI ha votato all’unanimità per la chiusura di Al Jazeera — che è stata firmata, in video, dal ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi. Poco dopo, la polizia israeliana ha condotto un raid negli uffici dell’emittente televisiva qatarina, che ha condannato la decisione, descrivendola come un “atto criminale” che “viola i diritti umani e il diritto basilare di accedere alle informazioni”: “La continua oppressione israeliana della libertà di stampa, inquadrata come un’azione per nascondere le proprie azioni nella Striscia di Gaza, viola le leggi internazionali e umanitarie.”


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