foto: PalpostN, via RNN
|
Con la copertura del rischio di un’estensione del conflitto a livello regionale, continua l’escalation israeliana contro la popolazione palestinese. Giovedì sera le IDF hanno lanciato un raid contro il campo profughi di Nur Shams, uccidendo almeno 5 persone, tra cui un minorenne. Il campo si trova in Cisgiordania, dove formalmente non si estende l’aggressione israeliana, ma che negli ultimi mesi ha visto un significativo aumento della violenza — dall’inizio delle operazioni a Gaza, in Cisgiordania sono state uccise almeno 468 persone.
Venerdì le IDF hanno fatto esplodere un magazzino e hanno stretto l’assedio attorno a tutto il campo, bloccando le strade per accedervi in entrambe le direzioni — nel campo ci sono 17 persone che sono state ferite nel corso del raid, e che hanno bisogno di cure mediche urgenti, ma che non possono ricevere soccorsi né andare in ospedale.
Anche a Gaza le violenze non si fermano: l’ultimo aggiornamento delle autorità sanitarie parlano di 42 persone uccise in 24 ore. Nel corso della giornata le IDF hanno poi di nuovo bombardato Rafah: gli ultimi aggiornamenti mentre scriviamo parlano di almeno 9 morti, tra cui 6 minorenni e 2 donne.
Sembra che il rischio di un confronto regionale tra Teheran e Tel Aviv si stia allontanando. L’azione militare israeliana in risposta alla ritorsione iraniana non è stata particolarmente muscolare, e ora le autorità iraniane stanno cercando di minimizzare — la versione ufficiale nel paese è tuttora che si sia trattata di una operazione da parte di “infiltrati” interni al paese, e non lanciata da una forza estera. Questo non vuol dire che la situazione non resti di grande tensione: le autorità israeliane avrebbero lanciato l’attacco senza consultarsi con gli Stati Uniti — Washington era rimasto che l’attacco si sarebbe svolto dopo la fine del mese, al termine delle festività del Pesach.