La miscellanea contro i diritti umani del governo Meloni
La Camera ha approvato il decreto Pnrr, uno di quei decreti in cui finisce un po’ di tutto — tra le altre cose, gli ulteriori investimenti nei CPR in Albania, e il via libera al coinvolgimento delle associazioni antiabortiste nei consultori. Nel frattempo, il governo ha anche deciso di impugnare al
foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministri
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La Camera ha approvato il decreto Pnrr, uno di quei decreti in cui finisce un po’ di tutto: in questo caso c’è la patente a punti nei cantieri, l’aumento di fondi per costruire centri per migranti in Albania e la deroga per dare a Renato Brunetta lo stipendio da direttore del Cnel. I Cpr albanesi vedranno un aumento di investimenti da 39,2 a 65 milioni di euro, anche se oltre alle problematiche umanitarie continuano ad esserci molti risvolti poco chiari anche nei progetti stessi. Un’inchiesta del Fatto quotidiano ha rilevato che persino sui posti effettivi c’è qualcosa che non torna, dato che dei 3 mila posti dichiarati sembra che ne saranno disponibili nel mondo reale poco più di un migliaio. In ogni caso, nonostante i centri avrebbero dovuto aprire a maggio, sembra ormai chiaro che l’apertura avverrà intorno a novembre.
Inoltre nel provvedimento è contenuto anche il controverso via libera al coinvolgimento delle associazioni di volontariato antiabortiste nei consultori. È stato respinto un odg del Pd in proposito, che che chiedeva di non restringere “il diritto delle donne ad avere accesso all’interruzione volontaria di gravidanza,” anche se 15 deputati leghisti si sono astenuti — non abbastanza, però, per fermare gli antiabortisti. In aula la deputata del M5S Gilda Sportiello ha tenuto un intervento appassionato in cui ha raccontato la propria esperienza con l’Ivg. Negli scorsi giorni il provvedimento del governo Meloni era stato criticato anche dalla ministra per le Pari opportunità spagnola, Ana Redondo, che per tutta risposta si è sentita dire da Meloni che “quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni.”
Oltre al decreto, il governo ha anche deciso di impugnare al Tar la delibera della giunta dell’Emilia-Romagna sul fine vita assistito. La regione, governata dal Pd con Stefano Bonaccini, aveva emanato delle linee guida chiare in proposito, provando ad ovviare al vuoto normativo lasciato dai vari governi negli ultimi decenni. Il governo ha chiesto semplicemente l’annullamento delle delibere della giunta, che prevedono un massimo di 42 giorni dalla richiesta del paziente alla procedura e l’istituzione di un comitato etico regionale per dare un parere sulle richieste dei pazienti. Il deputato Pd Alessandro Zan ha dichiarato che “L’impugnazione da parte del governo delle delibere di Giunta con cui l’Emilia-Romagna ha dato applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita dimostra tutta la furia ideologica di questa destra contro i diritti delle persone. Non solo non ascoltano il grido di dolore di tante persone e famiglie che chiedono libertà e dignità fino alla fine, ma si scagliano anche contro le precise indicazioni della Consulta.”