foto: UNRWA / via Twitter
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La Corte internazionale di giustizia ha pubblicato ulteriori misure ad interim sul caso di genocidio nella Striscia di Gaza avanzato dal Sudafrica: i giudici hanno stabilito all’unanimità che Israele deve prendere “tutte le misure necessarie” per “garantire, senza attesa e in piena cooperazione con le Nazioni Unite, la consegna senza difficoltà e su larga scala di servizi basilari e assistenza umanitaria.” In un passo avanti che dovrebbe allarmare il governo israeliano, i giudici hanno anche ordinato che “l’esercito non commetta atti che costituiscano una violazione di nessuno dei diritti dei palestinesi a Gaza,” “compreso il prevenire, attraverso qualsiasi azione, la consegna di assistenza umanitaria di cui c’è bisogno urgente.” Il testo specifica espressamente che è necessario “aumentare la capacità e il numero dei valichi di terra” da cui possano entrare gli aiuti umanitari, e “tenerli aperti per quanto necessario.” I giudici spiegano la necessità delle nuove disposizioni in modo altrettanto esplicito: “La corte osserva che i palestinesi a Gaza non sono più solo (sic) a rischio di carestia” ma che a tutti gli effetti “la carestia sta cominciando.” Commentando le crescenti tensioni tra Tel Aviv e ONU, il portavoce di Guterres Stéphane Dujarric ha ricordato che la Corte “è indipendente,” e che “crediamo di principio che tutti gli stati membri debbano rispettare e implementare le decisioni della Corte.”
Mentre scriviamo il governo Netanyahu VI non ha commentato in nessun modo queste richieste — ma, parlando con le famiglie dei soldati IDF catturati da Hamas, Netanyahu è tornato a minacciare la missione di terra contro Rafah: “Solo la prosecuzione di della pressione militare potente che abbiamo esercitato e stiamo esercitando garantirà il ritorno di tutti.” Nell’enfasi, Netanyahu si è lasciato scappare che Israele ha “conquistato” “il nord della Striscia di Gaza e Khan Yunis.”
Nel frattempo, l’aggressione di Gaza continua imperterrita: le IDF hanno condotto numerosi bombardamenti in tutta la Striscia — compreso il sud. Contare i morti è sempre più difficile: si sa che 13 persone sono state uccise in due azioni separate, a Khan Yunis e a Jabalia, ma la situazione in seguito ad altri bombardamenti è meno chiara. Continua anche l’assedio dell’ospedale al–Shifa, dove le IDF continuano a uccidere indiscriminatamente civili — l’Euro-Med Human Rights Monitor ha pubblicato un report in cui denuncia “l’esecuzione” di 13 bambini tra i 4 ei 16 anni nei pressi dell’ospedale, parlando di operazioni militari “sistematiche e orripilanti” e di esecuzioni extragiudiziali. L’organizzazione sottolinea che alcune delle uccisioni si sono svolte nelle case delle vittime, mentre in altri casi le IDF hanno ucciso persone in fuga.