La quarta volta è quella buona?
Oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, presentata dagli Stati Uniti. Nel frattempo, i leader europei per la prima volta hanno chiesto all’unanimità il cessate il fuoco
Oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, presentata dagli Stati Uniti. Il testo condanna le azioni militari e civili che hanno impedito l’ingresso di aiuti umanitari, tutti i tentativi di “ridurre” i territori della Striscia di Gaza, gli attacchi contro i civili e le violazioni delle leggi internazionali, e sconsiglia di procedere con l’attacco di Rafah. Il testo chiede espressamente un cessate il fuoco immediato — senza prevedere una scadenza o una durata predeterminata. In precedenza altre 3 risoluzioni analoghe si sono arenate al Consiglio di sicurezza a causa del veto di Washington. Il testo è frutto di più di un mese di lavoro di negoziato con gli altri stati membri del Consiglio, e ovviamente è deformato dalla strenua alleanza che ha sempre legato Washington e Tel Aviv: in tutto il testo il nome “Israele” appare una sola volta, quando si auspica di arrivare a una soluzione di due stati — anche se ovviamente Israele e le IDF sono oggetto di gran parte disposizioni della risoluzione.
La risoluzione statunitense arriva mentre anche l’Unione europea sposta progressivamente la propria posizione in merito all’aggressione di Gaza. Dopo 166 giorni di strage, i leader europei hanno chiesto all’unanimità il cessate il fuoco: Charles Michel ha specificato che il Consiglio europeo si è espresso a favore di “una immediata pausa umanitaria che porti a un cessate il fuoco sostenibile.” Michel parla di “situazione catastrofica a Gaza,” senza ovviamente scrivere chi l’abbia causata. Nelle conclusioni adottate giovedì si dice però esplicitamente che il Consiglio europeo “esorta il governo israeliano a non lanciare un’operazione di terra a Rafah, che peggiorerebbe una situazione umanitaria già catastrofica e impedirebbe la consegna di servizi di base e di assistenza umanitaria” e che “sottolinea che i servizi che l’UNRWA offre a Gaza e nella regione sono essenziali.”
Nonostante i passi avanti a livello politico e diplomatico di Stati Uniti e Unione europea siano rilevanti, finora questo tipo di pressione non ha avuto nessun risultato: mentre da Washington e Bruxelles si chiedeva di nuovo di non procedere con attacchi di terra contro Rafah, l’aviazione israeliana continuava a bombardare la città — uccidendo 8 persone, tra cui 3 minori e 3 donne. Il numero di feriti causati dall’attacco non è noto, ma testimonianze locali parlano di alcune persone in condizioni critiche. La relatrice speciale ONU sui difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha pubblicato un editoriale sul Guardian in cui denuncia che gli stati occidentali continuino ad armare Israele nonostante le IDF abbiano ripetutamente dimostrato di usare le armi per colpire indiscriminatamente i civili: “Non esiste motivo morale che possa giustificare la continua vendita di armi a Israele da parte di stati che rispettino il principio di universalità dei diritti umani.” Il Comitato per i diritti dei bambini dell’ONU ha pubblicato un comunicato in cui chiede di interrompere l’aggressione di Gaza — solo un cessate il fuoco immediato può “proteggere la vita di centinaia di migliaia di bambini innocenti.”