Il bivio del Partito democratico è a Potenza
Il problema per il Partito democratico va oltre i confini della Basilicata, ed è una eredità lunga dal disastro del sabotaggio del “campo largo” alle scorse elezioni politiche
Angelo Chiorazzo. Foto via Facebook, Basilicata Casa Comune
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Il candidato del “campo largo” alle elezioni regionali in Basilicata, Domenico Lacerenza, ha rinunciato alla propria candidatura: “È una decisione presa con assoluta serenità e anche nell’interesse delle forze politiche che hanno voluto propormi. Avevo dato la mia disponibilità, ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito.” La candidatura di Lacerenza era stata mal digerita dal Pd locale ed era attivamente contestata da Azione, che era ancora fuori dalla coalizione, almeno formalmente. Fuori dal M5S e dal Pd nazionale, la candidatura sembra piacesse a pochi: Giovanni Petruzzi, della sinistra Pd locale, aveva presentato un documento con 400 firme di sindaci ed esponenti del partito per chiedere di “ritirare la candidatura,” arrivando a minacciare di promuovere una lista di “orgoglio lucano” — tornando alla candidatura di Chiorazzo o di un sindacato del territorio. Al tavolo di coalizione, che per qualche motivo o per un motivo era stato allargato ad Azione, Pittella (Azione) ne aveva chiesto esplicitamente la sostituzione: “È una persona perbene ma non è un politico, e invece serve un politico.”
Non appena è stato formalizzato il passo indietro di Lacerenza, Angelo Chiorazzo ha formalizzato la propria candidatura: “Abbiamo deciso, insieme a Basilicata Casa Comune, di candidarci a rappresentare questo moto di popolo. Assieme a noi ci saranno altre liste civiche e chi vorrà sposare questo progetto.” Chiorazzo aveva sostenuto la candidatura di Lacerenza, ma si era poi ritirato nel silenzio, senza far niente per controllare le correnti che lo avevano sostenuto. Con una sola settimana di tempo per presentare le liste — l’ultimo minuto è alle ore 12 di sabato 23 marzo — è improbabile che i partiti riusciranno a ricomporre una candidatura di coalizione. Conte dice di Lacerenza che “era la persona giusta,” e che “è stato impallinato.” Sembra improbabile che i vertici del M5S ritireranno il proprio veto contro Chiorazzo: la sua candidatura finora è stata vista come inaccettabile dal movimento, principalmente in quanto fondatore di Auxilia, una cooperativa che è uno dei nomi forti della sanità for profit sul territorio nazionale, ma anche per la sua vicinanza con Gianni Letta.
Il problema per il Partito democratico, però, va oltre i confini della Basilicata, ed è una eredità lunga dal disastro del sabotaggio del “campo largo” alle scorse elezioni politiche: il PD deve tenere insieme una coalizione con due partiti “junior” in termini elettorali che si dichiarano esplicitamente incompatibili. Se a livello nazionale la differenza in termini di consenso rende (o avrebbe dovuto rendere) la valutazione più semplice, sui territori e in particolare in Basilicata non c’è una differenza drastica tra i voti di M5S e quelli del polo centrista che da Azione arriva fino a dentro al PD. La collaborazione tra i due partiti sembra effettivamente impossibile. Due giorni rispondendo a Prodi alla presentazione del libro “Capocrazia” di Michele Ainis, Conte aveva detto che “è difficile se devi lavorare con dei leader che dichiarano pubblicamente che il loro obiettivo non è la competizione sana, ma distruggere il M5S.” Commentando il disastro elettorale in Basilicata, Pittella avrebbe dichiarato che Chiorazzo “per noi può tornare in pista, ma il Pd nazionale, quello di Conte, non mi pare d’accordo.” Nelle prossime ore diventerà chiaro se Azione sosterrà Chiorazzo — riproducendo un “caso Soru” come è successo in Sardegna — o si aggregherà semplicemente alla coalizione di destra, come per altro ha già fatto Italia Viva, che sosterrà il presidente uscente, il generale Vito Bardi.