Un altro edificio UNRWA bombardato nelle scorse settimane. Foto via Twitter @UNRWA
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L’aviazione israeliana ha bombardato uno degli ultimi centri di distribuzione alimentare ancora operativi a Gaza, nel sud della città di Rafah. Nell’attacco sono state uccise 5 persone, tra cui un dipendente palestinese dell’UNRWA. L’agenzia ONU coglie l’occasione per denunciare ancora di essere sistematicamente nel mirino delle IDF: sono stati uccisi 165 dipendenti UNRWA dall’inizio dell’aggressione di Gaza, 150 stabilimenti dell’agenzia sono stati colpiti da attacchi e “alcuni completamente distrutti.” Più di 400 persone sono state uccise in rifugi che avevano l’insegna della bandiera dell’ONU. Le autorità israeliane non negano l’attacco, ma sostengono di aver ucciso un “comandante di Hamas,” Muhammad Abu Hasna, che era “coinvolto nel prendere il controllo degli aiuti umanitari” e che stava “coordinando le attività di diverse unità.” Il sottosegretario generale ONU agli Affari umanitari, Martin Griffiths, ha descritto la notizia come “devastante”: “Come possiamo mantenere operazioni di aiuto quando i nostri gruppi e i nostri rifornimenti sono costantemente minacciati?”
Devastating news for our colleagues in #Gaza who have borne so much loss already, and for the families they were trying to help.
How are we to maintain aid operations when our teams and supplies are constantly under threat?
They must be protected.This war has to stop. https://t.co/ulTYjINAB9
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) March 13, 2024
Dal primo attacco contro le persone che cercavano aiuti umanitari, questo tipo di operazioni si è fatto sempre più frequente — e le rimostranze internazionali sempre più deboli — con le forze israeliane che lavorano attivamente per aggravare la carestia. Mercoledì le IDF hanno di nuovo aperto il fuoco alla rotonda Kuwait della città di Gaza, uccidendo 6 persone e ferendone 83 che stavano aspettando la consegna di aiuti umanitari. I feriti sono stati trasportati all’ospedale al–Shifa.
Le autorità israeliane continuano a minacciare l’imminente inizio di una operazione di terra contro la città di Rafah, dove hanno trovato rifugio 1,4 milioni di persone sfollate dal resto della Striscia. Gli stessi militari che bombardano i centri di distribuzione alimentare e sparano contro chi spera di ricevere un sacco di farina dovrebbero organizzare “isole umanitarie” nel centro del territorio della Striscia, dove far evacuare i civili nel contesto dell’attacco a Rafah. Lo ha dichiarato il portavoce delle IDF Daniel Hagari, spiegando che l’operazione sarebbe condotta “in coordinazione” con operatori internazionali.
Nel frattempo, un gruppo di più di 200 coloni israeliani ha fatto irruzione nella struttura della moschea al–Aqsa — mentre invece per la popolazione musulmana continuano i controlli di polizia sempre più stringente: mercoledì hanno avuto il permesso di svolgere le funzioni del mese del Ramadan sono gli uomini di più di 55 anni, le donne di più di 50 anni e bambine e bambini di meno di 10. L’accesso alla struttura dalla Porta dei Leoni resta bloccato con il filo spinato. Le operazioni delle forze di occupazione si stanno facendo se possibile ancora più repressive: a Tayasir, un piccolo centro abitato nei pressi di Tubas, in Cisgiordania, le forze israeliane hanno attaccato un gruppo di studenti delle scuole medie e gli ha impedito di andare a scuola.