Le vittorie a metà contro la crisi climatica del Parlamento europeo

Dagli edifici green alle emissioni industriali, il Parlamento europeo è intrappolato tra testi insufficientemente ambiziosi e pressioni lobbistiche — sostenute dai partiti di destra — sempre piú forti

Le vittorie a metà contro la crisi climatica del Parlamento europeo
Foto: Bill Mead / Unsplash

Il Parlamento europeo ha approvato le disposizioni sugli edifici green, un pezzo importante della strategia comunitaria per arrivare al target emissioni zero entro il 2050. L’accordo prevede due obiettivi intermedi: dal 2028 tutti gli edifici pubblici dovranno essere emissioni zero; gli stessi standard dovranno essere rispettati dagli edifici residenziali a partire dal 2030. Gli stati membri si impegnano a ridurre il consumo energetico delle abitazioni del 16% entro il 2030, e del 20% entro il 2035. Ogni stato avrà libertà di presentare un piano nazionale per come arrivare a questi obiettivi. Gli europarlamentari di tutti i partiti di governo hanno votato contro. Salvini su X parla della “ennesima follia europea,” senza spiegare nemmeno in poche parole perché. Sono soddisfatti invece i parlamentari italiani del M5S, che parlano di una “opportunità irripetibile”: “A Fdi, Lega e Fi dà quasi fastidio l’idea che gli italiani possano vivere in futuro in case più salubri, risparmiando sulle bollette e inquinando meno.” Invece, “è già partita la solita soporifera lagna che è ormai la cifra dell’esecutivo Meloni.”

Il Parlamento europeo ha approvato anche le nuove norme sulle emissioni industriali: alla fine, nonostante le forti pressioni della lobby agro–industriale e delle forze di destra, gli allevamenti intensivi di maiali e polli sono rimasti all’interno della normativa per le alte emissioni di metano e ammoniaca — eccezione che in precedenza era stata concessa agli allevamenti di bovini. Nei giorni scorsi COPA–COGECA, la lobby del settore più influente, aveva alzato molto la pressione contro i parlamentari europei, definendo le denominazioni scelte dall’Unione europea come “insensate.” I gruppi ambientalisti si sono detti contenti che le misure siano state approvate, anche se sottolineano che il testo finale resta poco ambizioso. Christian Schaible, dell’European Environmental Bureau ha dichiarato che “è abbastanza rassicurante che la maggior parte dei membri del Parlamento europeo non sia caduto nella rete delle argomentazioni in malafede che fanno finta di aiutare i contadini mentre permettono agli operatori agro–industriali di continuare a fare business as usual.”

L’Europa ha inoltre un grosso problema con la rete elettrica: il mix energetico dell’Unione europea sta migliorando — l’anno scorso per la prima volta è stata prodotta più elettricità con l’eolico che con il gas — ma 11 stati membri hanno piani per le proprie reti elettriche che sono basati su obiettivi obsoleti per eolico e solare. Le autorità europee sanno che c’è molto da lavorare per la rete elettrica europea — si stima che ci sia da spendere 583 miliardi di euro entro il 2030 — ma un report del think–tank Ember ricostruisce una situazione ancora più difficile. I colli di bottiglia a livello di rete elettrica sono una minaccia non da poco per la transizione energetica: è difficile che qualcuno investa in grandi installazioni di pannelli solari quando si teme che servano anche mesi per essere collegati alla rete elettrica.


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