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foto: UNRWA

Dall’inizio dell’aggressione israeliana della Striscia di Gaza sono state uccise più di 30 mila persone — e tra queste ci sono anche 6 neonati morti per malnutrizione grave, un risultato diretto del blocco all’ingresso degli aiuti umanitari operato dalle IDF. 4 bambini hanno perso la vita nell’ospedale Kamal, e altri 2 sono morti perso la vita all’ospedale al–Shifa. All’ospedale Kamal ci sono altri 7 neonati in condizioni critiche. Martedì Jason Lee, il direttore regionale di Save the Children per i territori palestinesi occupati, aveva dichiarato che “a Gaza stiamo assistendo all’uccisione di massa di bambini al rallentatore perché non c’è più cibo e non gliene arriva niente.” “I bambini muoiono di fame mentre ai camion di cibo è vietato l’accesso, e i costanti scontri impediscono le consegne dei pochi aiuti umanitari che entrano dentro Gaza.” “A meno di azioni della comunità internazionale per far rispettare le Convenzioni di Ginevra e impedire i crimini più gravi — tra cui l’uso della fame come arma di guerra — la storia ci giudicherà tutti.”

Consegnare i pochi aiuti umanitari che riescono a entrare a Gaza è pericolosissimo, e si rischia di diventare un’esca per le stragi di civili delle IDF: un corrispondente di Al Jazeera ha documentato l’uccisione di “decine” di persone che stavano aspettando l’arrivo di una consegna in una rotonda nella città di Gaza. I soccorsi non sono riusciti a raggiungere i corpi delle persone colpite per il rischio di ulteriori attacchi da parte dei militari israeliani. Almeno altre 25 persone sono state uccise in bombardamenti e attacchi di artiglieria nel centro della Striscia.

Il presidente palestinese Abbas ha inviato una lettera a diversi capi di stato e di governo in cui rifiuta nettamente i principi per il “giorno dopo la guerra” nella Striscia di Gaza come indicati dal governo Netanyahu VI. Abbas è tornato a chiedere un intervento internazionale per fermare l’aggressione israeliana, e per ripristinare i finanziamenti all’UNRWA, senza la quale sarebbe impossibile ripristinare qualsiasi forma di funzionamento per ospedali e scuole nella Striscia. Nella lettera Abbas spiega esplicitamente ai leader internazionale che “l’obiettivo di questo governo israeliano estremista non è solo minare le possibilità di raggiungere la pace con una soluzione dei due stati, ma anche di intensificare le campagne di pulizia etnica.”


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