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foto via Instagram @ellyesse

Alessandra Todde è la nuova governatrice della Sardegna. La candidata proposta dal M5S di Conte, sostenuta dal campo largo composto da Pd, M5S e Avs, è riuscita a vincere con il 45,3% dei voti contro il 45% del candidato della destra, l’ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Renato Soru, l’ex governatore che si era ricandidato sostenuto dal terzo polo e Rifondazione (🙄) con l’unico obiettivo di fare uno sgambetto al campo largo, si è fermato all’8,7% e non entrerà in consiglio regionale, a causa della draconiana soglia di sbarramento regionale al 10%. Lo scrutinio è avvenuto in modo così incomprensibilmente lento che dal comitato di Todde i più maliziosi hanno insinuato sia stato fatto apposta: o per non dar troppo risalto alla vittoria del centrosinistra o per dare la possibilità di utilizzare la “tagliola” — in teoria se lo spoglio fosse continuato dopo le 19 avrebbe dovuto essere sospeso e continuato in tribunale a data da destinarsi. In un momento di lucidità, però, la regione ha deciso di non procedere con questa follia, e la vittoria di Todde è arrivata intorno alla una di notte.

Com’è diviso il voto? Oltre alle varie liste civiche, il partito nazionale più votato è stato il Pd con il 13,8%, seguito da FdI con il 13,6%. Più indietro il M5S, che nonostante abbia espresso la candidata si è fermato al 7,8%, e soprattutto la Lega, che è arrivata al 3,8%. FdI ha già richiesto un nuovo conteggio visto il margine di vittoria non ampio, ma è già chiaro che il voto ha implicazioni politiche anche nazionali piuttosto ampie: innanzitutto segna la fine del mito dell’invincibilità di Meloni, una parabola prevedibile visti i precedenti beniamini della destra, ma che per la prima volta dall’avvio del governo viene resa evidente. La Presidente del Consiglio infatti aveva deciso di imporre a tutti i costi il proprio candidato, Truzzu, scontrandosi con l’alleato Salvini e con tutti i pessimi sondaggi della città di Cagliari — secondo i quali Truzzu è stato uno dei sindaci meno amati del paese. Salvini che del resto avrà poco da essere soddisfatto, visto che il risultato indebolisce sì Meloni ma conferma anche l’inabissamento nel gradimento personale fuori dalle roccaforti leghiste del nord.

I veri vincitori della sfida, almeno sullo scenario politico nazionale, sono senza dubbio Conte e Schlein, che hanno dimostrato l’appetibilità della proposta politica del cosiddetto “campo largo” contro la destra. I due capipartito sono prontamente arrivati in Sardegna durante la notte per festeggiare la vittoria con Todde, la prima governatrice e il primo governatore in assoluto eletto tra le fila del M5S, che può consolarsi di un risultato non brillantissimo in termini di percentuali. La segretaria del Pd probabilmente è quella che ha più da festeggiare, visto che finalmente vede ripagata la propria linea di costruzione di un’alleanza con Conte nonostante mesi di polemiche interne ed esterne. Una buona dose di soddisfazione deriva dall’essere riusciti a vincere nonostante la grossa mina messa sulla strada dal terzo polo, che è riuscito ad organizzare una candidatura con l’ex Pd Renato Soru ma in ultima analisi non è riuscito in nessuno dei suoi intenti — andare in consiglio regionale e silurare la coalizione Pd-M5S.

È giusto anche far notare che l’elezione ha, ovviamente, implicazioni importanti anche e soprattutto per la stessa Sardegna, che esce da cinque anni di governo di destra disastroso, capeggiato dal discutibile governatore Solinas. Todde è originaria di Nuoro, città dove ha ottenuto un picco di consensi, ed è già stata viceministra dello Sviluppo economico nel governo Conte 2 e nel governo Draghi, oltre che dirigente del M5S a livello nazionale. Todde ha deciso di aspettare stamattina per tenere una conferenza stampa, vista la frammentarietà dei dati; per ora ha ringraziato la propria coalizione e si è detta “molto orgogliosa” di essere la prima governatrice donna della Sardegna.


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