La violenza di polizia contro le manifestazioni per il cessate il fuoco

Venerdì mattina ci sono stati gravi casi di violenza di polizia contro gruppi di manifestanti, in buona parte minorenni, durante alcune proteste in solidarietà a Gaza, a Pisa e Firenze, organizzati da sigle studentesche, sindacati di base e dalle comunità palestinesi locali

La violenza di polizia contro le manifestazioni per il cessate il fuoco
La manifestazione serale a Pisa. Foto Exploit, via Instagram
Testo Stefano Colombo, Alessandro Massone

Venerdì mattina ci sono stati gravi casi di violenza di polizia contro gruppi di manifestanti, in buona parte minorenni, durante alcune proteste in solidarietà a Gaza, a Pisa e Firenze, organizzati da sigle studentesche, sindacati di base e dalle comunità palestinesi locali. La polizia ha caricato i cortei delle città toscane, in modo particolarmente violento a Pisa. Sono stati fermati 4 manifestanti — in modo piuttosto violento, come è stato possibile vedere da alcuni video — e ci sono stati diversi feriti. In serata è stata organizzata a Pi​​sa una ulteriore manifestazione per protestare in sostegno della causa palestinese e contro le violenze di polizia: due cortei sono confluiti a piazza Cavalieri — dove era stato impedito recarsi agli studenti in giornata. Sulla balaustra della scalinata della Scuola normale sono stati appesi due striscioni: “Stop Genocidio Palestina libera Basta violenza di polizia” e “No alla violenza delle istituzioni.”

La repressione delle manifestazioni è stata condannata in una nota da Luigi Ambrosio, direttore della Scuola Normale Superiore, e Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna: “Siamo profondamente turbati da quanto avvenuto oggi a Pisa e Firenze ed esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza alle studentesse e agli studenti. Come cittadini, genitori, rettori di università, riteniamo che l’uso della violenza sia inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione delle idee.” Anche le opposizioni parlamentari hanno reagito: Giuseppe Conte ha definito le immagini “preoccupanti, non degne del nostro Paese. Non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso.” Elly Schlein invece ha detto “basta manganellate sugli studenti. Le immagini di Pisa sono inaccettabili. C’è un clima di repressione che abbiamo già contestato mercoledì scorso al ministro in Parlamento. Difendiamo la libertà di manifestare pacificamente.” Il Partito democratico presenterà un’interrogazione parlamentare perché Piantedosi chiarisca sul comportamento delle forze dell’ordine.

Secondo il questore di Pisa, Sebastiano Salvo, “il corteo studentesco pro Palestina a Pisa non era autorizzato e le forze dell’ordine ne sono venute a conoscenza solo attraverso i canali social e pertanto, a differenza di altre circostanze analoghe, è mancata l’interlocuzione con i rappresentanti dei promotori.” La carica sarebbe scattata in seguito a “un momento di tensione scaturito da un contatto fisico tra alcuni manifestanti e i poliziotti che impedivano l’accesso alla piazza dei Cavalieri.” La risposta violenta alle proteste — in particolare quelle su tematiche di esteri, dove ci sono tradizionalmente conseguenze politiche meno gravi nella repressione — è un problema di lungo corso con le forze dell’ordine italiane. Nel caso delle violenze a Pisa c’è un filo che congiunge gli episodi di venerdì alle violenze contro le proteste al G8 di Genova, nel 2001. Salvo, infatti, era vicequestore nel capoluogo ligure durante i fatti di sangue che segnarono l’inizio del governo Berlusconi II. Due anni fa, per il ventennale dei pestaggi, Salvo aveva dichiarato che i fatti del G8 lo avevano segnato in modo “pesantissimo”: “L’uso della forza non deve mai travalicare i limiti dettati dalla nostra Costituzione e del codice penale: questa è la missione più importante e complessa che abbiamo e stiamo affrontando.”


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