Stati Uniti e Unione europea chiedono di rimandare la strage

26 stati membri dell’Unione europea — su 27, tutti tranne l’Ungheria — hanno emesso una dichiarazione congiunta che chiede una “pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco duraturo”

Stati Uniti e Unione europea chiedono di rimandare la strage
Josep Borrell con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Foto via Twitter @JosepBorrellF

26 stati membri dell’Unione europea — su 27, tutti tranne l’Ungheria — hanno emesso una dichiarazione congiunta che chiede una “pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco duraturo,” “il rilascio senza condizioni” di tutti i prigionieri, e “fornitura di assistenza umanitaria.” Il documento è firmato “i ministri degli esteri di 26 stati membri dell’Unione europea,” senza specificare chi fosse lo stato in disaccordo. L’Ungheria è un alleato particolarmente stretto di Israele. “Chiediamo che il governo israeliano non intraprenda un’azione militare a Rafah, che farebbe peggiorare una situazione umanitaria già catastrofica e impedirebbe la consegna di assistenza umanitaria e servizi di base, di cui c’è urgente bisogno.” Nonostante lo slittamento di posizione degli stati europei, c’è ancora un ampio distaccamento tra le dichiarazioni dei ministri e la quotidianità delle atrocità compiute sulla Striscia di Gaza. Baerbock è tornata a difendere il “diritto all’autodifesa” di Israele, confermando che ci sia personale di Hamas a Rafah. Secondo la ministra degli Esteri tedesca che l’ideale sarebbe che “Hamas deponesse le armi.”

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una risoluzione che chiede la realizzazione di un cessate il fuoco temporaneo “non appena possibile,” “basato sulla formula” che tutti i prigionieri vengano rilasciati, e che preveda lo sblocco dell’assistenza umanitaria “su larga scala.” Anche in questo caso si cita espressamente l’imminente attacco a Rafah. La risoluzione statunitense si presenta come alternativa a quella avanzata due settimane fa dall’Algeria, e che andrà al voto oggi, anche se gli Stati Uniti hanno già annunciato che porranno il veto. Secondo gli Stati Uniti una risoluzione per il cessate il fuoco danneggerebbe la trattativa per la liberazione dei prigionieri — un punto di vista contestato dal Gruppo arabo, secondo cui “non ci sono scuse per razionalizzare l’inerzia del Consiglio di sicurezza”: “È venuto il momento che il Consiglio di sicurezza, la cui responsabilità primaria è mantenere la pace e la stabilità internazionale, agisca con decisione e imponga una decisione risoluta prima che sia troppo tardi.”

Un gruppo di esperti dell’ONU ha espresso la propria preoccupazione per le violazioni dei diritti umani di donne e ragazze nel contesto dell’aggressione di Gaza: “Siamo shockati dalle notizie degli omicidi extragiudiziali e arbitrari di donne e bambini palestinesi in posti dove avevano cercato rifugio, o mentre scappavano. Alcune di loro stavano tenendo pezzi di stoffa bianca quando sono state uccise dall’esercito israeliano.” In almeno un caso, scrivono gli esperti, un gruppo di donne palestinesi è stato costretto in una gabbia, sotto la pioggia e al freddo, senza cibo. “Siamo particolarmente preoccupati dalle notizie che le donne e le ragazze palestinesi in detenzione sono state sottoposte a diverse forme di violenze sessuali.” “Due detenute donne palestinesi sono state stuprate e altre sono state minacciate di stupro e violenze sessuali.” Foto delle detenute in condizioni degradanti sono state scattate dai soldati israeliani e condivise online.

Un nuovo report sulla vulnerabilità nutrizionale nella Striscia di Gaza, dando l’allarme di un imminente “esplosione di morti infantili prevenibili,” “che causerebbe un aumento al numero già insostenibile di morti di bambini a Gaza,” ha dichiarato il vice direttore esecutivo all’Azione umanitaria dell’UNICEF Ted Chaiban. “Se il conflitto non finisce ora, la nutrizione dei bambini continuerà a peggiorare, portando a morti prevenibili e problemi di salute che graveranno sui bambini di Gaza per il resto delle loro vite, e hanno possibili conseguenze intergenerazionali.”


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