La Corte internazionale di giustizia durante il caso sulla Convenzione sul genocidio.
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Oggi si apre alla Corte internazionale di giustizia un’importante udienza pubblica in cui si dibatterà della legalità dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Si tratta di un caso separato da quello in cui il governo israeliano è accusato di genocidio, e mira a denunciare le azioni compiute dalle diverse amministrazioni in questi 57 anni di occupazione. Uno degli obiettivi dei legali palestinesi è di arrivare a formalizzare lo stato di apartheid in cui è stata costretta a vivere la popolazione palestinese. Come nel caso sulla Convenzione sul genocidio, anche solo disposizioni ad interim dalla corte darebbero nuovi importanti strumenti per contrastare l’occupazione israeliana. (UN WebTV / Al Jazeera)
Alla Knesset, intanto, si terrà oggi un voto importante per misurare l’ulteriore deriva verso l’autoritarismo dello stato israeliano: ai parlamentari sarà chiesto di esprimersi per l’espulsione di un loro collega, Ofer Cassif, sotto accusa perché tra i firmatari della petizione in supporto al caso sudafricano alla Corte internazionale di giustizia. Per l’espulsione è necessario il voto concorde di 90 membri su 120 — 76 hanno intenzione di sostenere l’espulsione, ma finora solo 24 hanno già confermato di essere opposti. (Haaretz)
Avi Melamed, un ex funzionario dell’intelligence israeliana che ha lavorato come negoziatore durante la prima e la seconda intifada, ha detto a Reuters che è improbabile che il governo Netanyahu VI ascolterà le critiche e le richieste della comunità internazionale su Rafah, e che un’operazione di terra sulla città, diventata l’ultimo rifugio degli sfollati della Striscia di Gaza, è “quasi inevitabile.” Il piano del governo sarebbe lanciare un’ultima azione offensiva — molto lunga, tra le 6 e le 8 settimane — ma al momento non è chiaro se e come si faranno concessioni alle richieste umanitarie arrivate anche da molti alleati di Israele. Alcune idee per evitare la strage di civili a Rafah, elencate nel retroscena di Reuters, prevedono scenari difficilmente praticabili, come quello di organizzare un processo di screening tra le persone che fuggono da Rafah, per verificare che non facciano parte di Hamas, o la costruzione di un molo galleggiante a nord di Rafah dove spostare gli sfollati e permettere l’accesso ad aiuti umanitari internazionali. (Reuters)
L’aggressione di Gaza continua senza sosta: domenica sono state uccise ancora decine di persone — si contano più di 70 civili uccisi, e un numero non specificato di feriti in bombardamenti e attacchi di artiglieria attorno al campo profughi di Nuseirat e a Dayr al-Balah. Anche la fame è un’arma delle IDF: le truppe israeliane hanno aperto il fuoco contro un gruppo di civili che nella città di Gaza stava aspettando la consegna di aiuti umanitari, uccidendone un numero imprecisato. Si tratta del terzo attacco di questo tipo documentato dall’Euro–Med Human Rights Monitor dall’inizio dell’aggressione di Gaza. (Wafa / PressTV / Twitter)