Cala il sipario sull’industria italiana?

Fiat-Stellantis parrebbe sempre più intenzionata ad andare allo scontro con lo stato e i lavoratori, o a mettere in atto i progetti di delocalizzazione da lungo tempo agognati

Cala il sipario sull’industria italiana?
Uno sciopero spontaneo alle carrozzerie Mirafiori. Foto: FIOM CGIL Torino / via Facebook

Fiat-Stellantis parrebbe sempre più intenzionata ad andare allo scontro con lo stato e i lavoratori, o a mettere in atto i progetti di delocalizzazione da lungo tempo agognati: ieri l’azienda ha fatto sapere che dal 31 marzo allo stabilimento torinese di Mirafiori terminerà la produzione della Maserati Levante. La notizia è arrivata ai lavoratori dopo due giorni di mobilitazione contro questi disegni dell’azienda, che nelle scorse settimane ha fatto sapere al governo che intende ridurre la propria presenza in Italia, a meno — forse — di generosi incentivi economici. Luigi Paone, segretario Uilm di Torino, ha commentato dicendo che “si tratta di un’ulteriore notizia negativa per Mirafiori, che conferma l’urgenza di discutere con Stellantis e con le istituzioni della missione produttiva dello stabilimento.” Ieri, come anticipavamo, si sono tenuti nuovi scioperi nelle varie carrozzerie dello stabilimento di Torino. Il segretario torinese della Fiom, Edi Lazzi, ha dichiarato che “quando le lavoratrici e i lavoratori scioperano spontaneamente vuol dire che la situazione è arrivata al limite.”

“Neanche nel teatro di Bertolt Brecht troviamo inscenato un finanziere, con sigaro e cilindro, che ostenti il suo potere scendendo nella Capitale per incontrarvi in un solo giorno – decidete voi quale sia l’ordine d’importanza – l’ambasciatore americano, il comandante dei Carabinieri, il governatore della Banca d’Italia, il presidente della Repubblica e il ministro dell’Economia. John Elkann [padrone di Fiat-Stellantis] non ha il phisique du rôle, ma martedì ci è riuscito.” In un importante e lucido intervento sul Fatto Quotidiano, Gad Lerner tira le somme su quanto sta accadendo a Torino e all’ex-Ilva di Taranto, facendo notare che l’inizio del 2024 rischia di vedere la chiusura irrimediabile degli ultimi due grandi stabilimenti che hanno fatto la storia dell’industria italiana — e che, più prosaicamente, rappresentano ancora oggi una fonte di produzione ed occupazione insostituibile. Tutto questo dopo che i padroni di Fiat-Stellantis e ArcelorMittal si sono comportati come da padroni non solo d’azienda, ma anche della politica, con il governo completamente incapace di frenare i loro capricci.

Secondo Lerner è ormai chiaro che “il nostro sistema industriale scricchiola indifferente ai tardivi lamenti dei sovranisti che, per trarne vantaggio in campagna elettorale, ora mostrano la faccia cattiva agli stessi padroni ‘apolidi’ a cui sono stati fino a ieri ossequiosi.” Lerner fa notare che “siamo destinati a diventare un Paese importatore di acciaio, succursale di un’industria automobilistica con baricentro francese. Tanto più se si concretizzerà l’idea oggi smentita, ma ben vista dagli esperti, di una fusione fra Stellantis e Renault.” La crisi dell’industria italiana arriva da lontano, ed è anche figlia di un’idea di produzione basata su salari bassi ed assurda esaltazione delle imprese medio-piccole. Lerner cita direttamente i due economisti Pietro Modiano e Marco Onado: “La grande impresa privata si è ritirata, lasciando spazio non tanto a medie imprese virtuose, che non sono molte, ma a milioni di microimprese incapaci di crescere al di fuori dei loro mercati locali, molte delle quali per stare in piedi devono uscire dalle regole e pagare il lavoro sotto il livello di sussistenza. Ovvero: evadere il fisco e sfruttare i dipendenti.”


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