Sull’onda di Stati Uniti, Canada e Australia, anche Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Svizzera e Finlandia hanno tagliato i fondi all’UNRWA, l’Agenzia ONU per il soccorso dei profughi palestinesi, in risposta alle accuse da parte di Israele che 12 lavoratori dell’agenzia abbiano preso parte, in qualche misura, agli attacchi del 7 ottobre. L’Italia aveva già tagliato i propri fondi dopo il 7 ottobre. L’UNRWA impiega 13 mila persone, quasi esclusivamente palestinesi, per assistere come può una popolazione — a Gaza il tasso di disoccupazione raggiunge il 45,3% — e costruisce e gestisce scuole, cliniche, rifugi per sfollati, e parchi giochi. L’agenzia garantisce — anche in tempo di “pace” — cibo, accesso al diritto all’abitazione, e prestiti di emergenza. Come sottolinea il New York Times, al momento le accuse mosse contro l’agenzia non sono chiare e tantomeno sostanziate, ma Israele ha una lunga storia di opposizione all’agenzia — la sua esistenza stessa è promemoria vivente dell’oppressione del popolo palestinese: la sua creazione fu necessaria per assistere i 700 mila palestinesi espulsi da Israele durante la Nakba, tra il 1947 e il 1949.
UNRWA lifesaving assistance is about to end following countries decisions to cut their funding to the Agency.
Our humanitarian operation, on which 2 million people depend as a lifeline in Gaza, is collapsing. I am shocked such decisions are taken based on alleged behavior of a…
— Philippe Lazzarini (@UNLazzarini) January 27, 2024
Il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini descrive le azioni degli stati che hanno tagliato i fondi come “un’altra punizione collettiva”: “La nostra operazione umanitaria — un salvagente per 2 milioni di persone — è al collasso. Sono shockato che decisioni simili siano state prese sul presunto comportamento di pochi individui, mentre la guerra continua, i bisogni aumentano e c’è il rischio di carestia.” James Hathaway, docente alla University of Michigan Law School, sottolinea che gli stati che hanno tagliato i propri fondi all’agenzia ONU che assiste i palestinesi si impegnano automaticamente a riconoscere il loro diritto come rifugiati. Questa mattina il segretario generale delle Nazioni Unite si è appellato alla ragionevolezza dei governi: “Anche se capisco le loro preoccupazioni — anche io sono rimasto inorridito da queste accuse — mi appello con forza ai governi che hanno sospeso le proprie donazioni di, almeno, garantire la continuità delle operazioni dell’UNRWA.”
Nella Striscia di Gaza, intanto, nelle prime ore di domenica, sono state uccise decine di persone in bombardamenti e attacchi di artiglieria — che hanno bersagliato Khan Yunis e nei quartieri a sud e a ovest della città di Gaza. La situazione negli ospedali di Khan Yunis continua a essere gravissima, un numero imprecisato di civili è morto all’ospedale al–Amal, dove il personale non è stato in grado di curarne le ferite. All’ospedale Nasser ci sono 30 corpi non identificati che devono ancora essere sepolti — 150 persone sono state sepolte nel cortile dell’ospedale, perché l’assedio delle IDF attorno alla struttura rendeva impossibile restituirne il corpo alle famiglie. In totale, durante la giornata di sabato, le IDF hanno ucciso 174 persone, e ne hanno ferite 310 — questi numeri, già altissimi, non comprendono tutte le persone che non sono state raggiunte dai soccorsi.
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foto via Twitter @UNRWA
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