“Il paese non è in vendita”

Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Buenos Aires e in molte altre città argentine contro le politiche sfasciste del presidente libertariano Javier Milei

“Il paese non è in vendita”

Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Buenos Aires e in molte altre città argentine contro le politiche sfasciste del presidente libertariano Javier Milei. Immagini aeree mostrano le strade della capitale gremite di persone e altre riprese mostrano una manifestazione con tantissimi partecipanti anche a Rosario. In tutto il paese si sono fermate un milione e mezzo di persone, unite dal motto “Il paese non è in vendita.”

Il presidente ha minimizzato l’importanza delle proteste, dicendo che “non possono accettare di aver perso,” e che “è chiaro che sia uno sciopero con caratteristiche politiche, che non ha niente a che fare con richieste legittime.” Non è chiaro quali sarebbero gli scioperi senza “caratteristiche politiche.” La ministra alla Sicurezza Patricia Bullrich, presidente del partito di destra Proposta Repubblicana, che appoggia Milei ha usato linguaggio ancora più duro, paragonando i sindacati alla mafia, dicendo che sono alleati di “manager della povertà, giudici complici e politici corrotti,” “tutti che difendono i loro privilegi.” “Non c’è sciopero che ci fermerà, non c’è minaccia che ci intimidisce.” La ministra ha scritto che hanno protestato “lo 0,19%” dei lavoratori — sbagliando di 7 milioni il numero totale dei lavoratori del paese, e contando apparentemente solo chi ha scioperato e ha anche preso parte alla manifestazione. In realtà ha scioperato l’11% dei lavoratori.

Lo sciopero, insomma, non ha fermato il paese, ma segna un passaggio importante nella riorganizzazione di una forte opposizione “peronista” alla ricetta libertariana del governo. Al termine della manifestazione, la confederazione sindacale CGT ha diffuso un comunicato intitolato “In difesa dei diritti civili, sociali e del lavoro del nostro paese,” in cui si sottolinea come le riforme di Milei stiano avanzando senza nessun confronto con la società civile, con la giustificazione secca di “aver vinto le elezioni”: “Le società sono trasformate con dialogo e consenso; in ogni settore socioeconomico e produttivo ci sono interlocutori legittimi che hanno opinioni valide, cambiamenti di questa rilevanza e di tematiche così varie non possono essere imposti con scadenze perentorie e sotto la minaccia di soffrire conseguenze economiche ancora più severe.”

L’organizzazione giovanile La Cámpora ha risposto alle dichiarazioni del governo dicendo che “il popolo argentino è mansueto e tollerante, ma non è stupido.” L’organizzazione ha sottolineato che sono state le autorità a cercare lo scontro: “Siamo felici che le persone non abbiano ceduto alle provocazioni — con cadetti di polizia e gendarmeria mandati come carne da cannone contro i manifestanti.”

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foto via Twitter @la_campora