Supporto “ferreo” a qualsiasi cosa

Dopo più di tre mesi di strage nella Striscia di Gaza, è sempre più politicamente costoso per gli Stati Uniti sostenere senza sollevare critiche le azioni del governo Netanyahu VI

Supporto “ferreo” a qualsiasi cosa
Secretary of Defense Lloyd J. Austin III and Chairman of the Joint Chiefs of Staff, Gen. C.Q. Brown, Jr. meet with Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu in Tel Aviv, Israel, Dec. 18, 2023. Austin and Brown traveled to Israel to meet with counterparts and underscore unwavering U.S. commitment to Israel’s right to defend itself in accordance with international humanitarian law. (DoD photo by Chad J. McNeeley)

Dopo più di tre mesi di strage nella Striscia di Gaza, è sempre più politicamente costoso per gli Stati Uniti sostenere senza sollevare critiche le azioni del governo Netanyahu VI. Le opinioni di Washington e Tel Aviv divergono soprattutto sul destino della Striscia di Gaza alla fine dell’aggressione israeliana. Il più recente tour di Blinken è stato interamente dedicato a raccogliere garanzie estere per la “messa in sicurezza” e la ricostruzione di Gaza. Già durante la visita di Blinken Netanyahu ha spiegato che non era interessato nell’offerta di normalizzazione con l’Arabia Saudita e di costituzione di uno stato palestinese — destando grande frustrazione tra i funzionari statunitensi, dicono i retroscena. Il Primo ministro israeliano ha ripetuto la propria posizione oltranzista in una conferenza stampa. Netanyahu insiste che Israele deve avere “controllo sulla sicurezza” — ovvero qualche forma di occupazione militare — di “tutte le terre a Ovest del Giordano”: “È una condizione necessaria, e va contro l’idea di una sovranità [palestinese]. Che cosa si può fare? Io ho spiegato questa verità ai nostri amici americani, e ho anche fermato questo tentativo di imporre una realtà che danneggerebbe la sicurezza di Israele.”

La dichiarazione di Netanyahu effettivamente silura l’ultimo mese di esercizi diplomatici statunitensi, che finora si sono rivelati completamente inefficaci nel controllare uno stato alleato che è accusato di genocidio alla Corte internazionale di giustizia. È inutile dire che finora il suddetto tentativo diplomatico ha avuto molto poco polso. Commentando le dichiarazioni di Netanyahu, il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha prima ripetuto la versione statunitense: “Non c’è modo per risolvere le loro [di Israele] difficoltà di lungo termine sulle garanzie di sicurezza, e non c’è modo di risolvere le difficoltà di breve termine per la ricostruzione di Gaza e per trovare un governo per Gaza senza la costruzione di uno stato palestinese,” ma poi ha precisato che, nonostante le divergenze non esattamente minori, il supporto statunitense al proprio alleato “resta ferreo.”

Le violenze a Gaza continuano, anche se la ricostruzione degli eventi si fa sempre più difficile: sono ormai 7 giorni che nella Striscia non c’è più una connessione a internet, rendendo il mondo cieco a gran parte delle atrocità che si susseguono. Questa notte sono continuati i bombardamenti sulla città di Khan Yunis. Sean Casey, un coordinatore OMS alle emergenze mediche, ha dichiarato che le condizioni negli ospedali di Gaza sono “insopportabili,” sottolineando che, tra i pazienti che arrivano vivi in ospedale “molti pochi morirebbero se ci fossero strutture mediche funzionanti.”

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Netanyahu a confronto con Lloyd Austin, 18 dicembre 2023.
Foto: dominio pubblico, dipartimento della Difesa statunitense