L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari è tornato a denunciare che a Gaza non arrivano abbastanza aiuti umanitari: “Nelle prime due settimane di gennaio, solo il 24% (7 su 29) delle missioni previste per consegnare cibo, medicine, acqua e altri aiuti salvavita hanno raggiunto la loro destinazione a nord di Wadi Gaza.” “La maggior parte dei dinieghi hanno riguardato la consegna di carburante e medicine a nord di Wadi Gaza. Circa il 95% (18 su 19) delle missioni che riguardavano la consegna di carburante e medicine a bacini idrici, pozzi e strutture sanitarie a nord di Wadi Gaza sono state bloccate dalle autorità israeliane. La mancanza di carburante per acqua, sanità e igiene aumenta i rischi per la salute e l’ambiente. La mancanza di medicine ha limitato il funzionamento dei 6 ospedali ancora parzialmente operativi.” La situazione umanitaria a Gaza continua a essere gravissima, e i territori della Striscia a essere largamente disconnessi dal resto del mondo: il blackout di internet ha superato le 72 ore — è l’interruzione di connettività più lunga da quando è iniziata l’aggressione di Gaza, più di 3 mesi fa.
Mentre la strage a Gaza continua, il rischio di una escalation regionale allarma sempre di più la comunità internazionale. Il segretario generale della Nazioni Unite Guterres ha dichiarato che “non possiamo permettere che in Libano succeda quello che sta succedendo a Gaza. E non possiamo permettere che quello che sta succedendo a Gaza continui.” Guterres descrive la situazione a Gaza parlando di “distruzione generale e uccisioni di civili a un ritmo senza precedenti da quando sono segretario generale.” “Niente può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese.”
Non è chiaro, al momento, quali siano le intenzioni del governo Netanyahu VI per le prossime settimane. Sotto pressione da Washington per ridurre l’intensità dell’aggressione, il ministro della Difesa Gallant ha dichiarato che la “fase intensiva” dell’attacco al nord di Gaza dovrebbe essere terminato, e che presto si concluderà anche l’aggressione nella zona di Khan Younis e nel sud della Striscia. Cosa vuol dire la fine della “fase intensiva”? Non è chiaro — quello che sembra essere certo è che le operazioni militari continueranno: lo ha confermato ancora l’ex ministro della Giustizia Gideon Sa’ar, che è un ministro senza portafoglio del gabinetto di guerra, secondo cui l’aggressione non può finire, e Israele deve rimanere “impegnata nei propri obiettivi.”
Le tensioni regionali scaturite dall’aggressione di Gaza e dall’operazione militare statunitense e britannica contro le forze Houthi dello Yemen continuano ad aumentare: i militari Houthi hanno lanciato un altro attacco missilistico contro una nave cargo statunitense che stava attraversando il mar Rosso, la Gibraltar Eagle — senza causare danni rilevanti e feriti. Nel frattempo il Corpo delle guardie della rivoluzione ha annunciato una serie di attacchi — contro un “quartiere generale spia” del Mossad, vicino al consolato statunitense di Erbil, nel nord dell’Iraq, e contro alcuni obiettivi dello Stato islamico nel nord della Siria.
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foto archivio via Twitter @QudsNen
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