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Secondo un retroscena riportato dai media israeliani, i funzionari della sicurezza di Tel Aviv avrebbero allertato Netanyahu sul rischio di un’escalation del conflitto anche in Cisgiordania. Finora l’aggressione israeliana è stata concentrata sulla Striscia di Gaza, ma dal 7 ottobre si sono registrate violenze sempre più diffuse anche in Cisgiordania — in questi 95 giorni sono stati uccisi, dai militari e dai coloni, più di 340 palestinesi. Israele sta trattenendo 127 milioni di euro in tasse raccolte che deve pagare all’Autorità palestinese e sta impedendo a circa 150 mila lavoratori palestinesi di continuare a svolgere le proprie mansioni sui territori colonizzati e in Israele. Entrambe le misure sono controverse e rischiano di far scoccare la scintilla di un allargamento del conflitto, ma finora Netanyahu si è rifiutato di mettere al voto del gabinetto di sicurezza la possibilità di fare un passo indietro sulle due misure — secondo i retroscena, sotto pressione delle componenti più estremiste del suo governo.

Nelle ultime ore si è registrato un aumento rilevante delle violenze israeliane in Cisgiordania, con un raid nei dintorni della città di Tulkarem — compreso nel campo profughi limitrofo — e nel campo di Askar, a Est di Nablus, dove i militari hanno aperto il fuoco contro i civili. A Tulkarem le IDF hanno ferito 3 persone, due sono morte dissanguate perché i militari hanno impedito ai paramedici di raggiungerle. Una terza sarebbe stata investita dopo essere stata ferita — sta circolando online un video che mostra il veicolo rinforzato che schiaccia il corpo esanime.

Il seguente video può urtare la vostra sensibilità. Ne sconsigliamo la visione

Un secondo video dell’orrore, datato 12 novembre e girato nel centro della città di Gaza, è circolato nelle scorse ore, in cui si vede una donna anziana che tiene per mano un bambino e agita una bandiera bianca uccisa da un cecchino.

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Il segretario di Stato statunitense Blinken è arrivato in Israele, e come ogni visita statunitense, la sua presenza si è tradotta in un’intensificazione dell’aggressione. Blinken ha dichiarato che Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Turchia “hanno accettato di lavorare insieme per coordinare i nostri impegni per aiutare Gaza a stabilizzarsi e riprendersi, per disegnare un percorso politico per i palestinesi e lavorare verso una pace di lungo termine, per la sicurezza e la stabilità di tutta la regione.” Sia l’Arabia Saudita che altri leader del mondo arabo hanno rinnovato il proprio interesse a normalizzare le relazioni con Israele, ma la richiesta è ovviamente di una soluzione duratura al conflitto israelo–palestinese.

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Danni causati dalle IDF a Tulkarem. Foto: Wafa

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