Preoccupazioni e attendismo per lo spillover dell’aggressione di Gaza

L’aggressione israeliana di Gaza entra nel quarto mese di attività militare e la diplomazia statunitense ed europea è sempre più preoccupata dal rischio che si possa trasformare in un conflitto […]

Preoccupazioni e attendismo per lo spillover dell’aggressione di Gaza

L’aggressione israeliana di Gaza entra nel quarto mese di attività militare e la diplomazia statunitense ed europea è sempre più preoccupata dal rischio che si possa trasformare in un conflitto che coinvolga tutta la regione. Il segretario di Stato statunitense Blinken è in tour per cercare di evitare l’allargamento del conflitto — anche se in questi mesi il suo impegno diplomatico non ha sortito nessun effetto apparente.

Dopo aver visitato Grecia e Turchia, oggi e nei prossimi giorni Blinken sarà in Qatar, Giordania, Israele e poi Cisgiordania. Il lavoro di Blinken è stato reso più difficile in seguito all’assassinio di Saleh al–Arouri: un retroscena di Axios rivela che le autorità qatarine, compreso il Primo ministro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani in persona, hanno comunicato alle famiglie di alcuni dei prigionieri che l’omicidio del funzionario di Hamas che stava guidando la trattativa per il rilascio dei prigionieri avrebbe reso più difficile la trattativa per il rilascio dei prigionieri.

Nelle scorse settimane la diplomazia egiziana e qatarina aveva lavorato intensamente per riavviare la trattativa per una pausa del conflitto che avrebbe permesso la liberazione dei prigionieri rimasti a Gaza. Sul rischio di spillover si è espresso anche Josep Borrell, che ha descritto come “necessario” “garantire che il Libano non venga coinvolto in un conflitto regionale”: “Mando questo messaggio anche a Israele: nessuno vincerà un conflitto regionale.”

Nonostante la necessità del viaggio del segretario di Stato attesti quanto sia grave la situazione, la posizione pubblica statunitense non sembra essere cambiata sostanzialmente. Blinken ammette che “troppi palestinesi sono stati uccisi, in particolare bambini” ma sostiene che Israele “chiaramente non è interessato e non vuole una escalation,” “ma devono anche essere pienamente preparati a difendersi.”

A porte chiuse, l’amministrazione Biden sta iniziando a fare i preparativi per una possibile espansione del conflitto: lo hanno confermato 4 fonti di POLITICO — tra gli scenari c’è anche quello di possibili attacchi statunitensi su obiettivi Houthi in Yemen. Per Biden si tratta di uno scenario estremamente complesso a livello elettorale: il presidente si è fatto eleggere con la promessa di mettere fine alle “guerre eterne” che coinvolgevano gli Stati Uniti — una promessa per cui ha portato a termine il disordinato ritiro delle truppe dall’Afghanistan — e quest’anno dovrà fare campagna elettorale con l’ombra della guerra in Ucraina e del supporto all’aggressione di Gaza.

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Blinken incontra Erdoğan. Foto via Twitter @SecBlinken