Le elezioni europee si avvicinano: con loro arriva un ulteriore slittamento verso le priorità dell’estrema destra delle politiche europee. I ministri dell’Economia degli stati membri hanno trovato l’accordo per la riforma del Patto di Stabilità, che re–introdurrà i meccanismi di austerità sospesi all’inizio della pandemia. La riforma ambisce ad avere una gestione più moderata e graduale, ma mantiene l’obiettivo di mantenere il rapporto tra deficit e PIL al 3%, e quello tra debito e PIL al 60%. Nove paesi europei al momento non rispettano questi target, tra cui Francia e Italia, e riceveranno quindi una sanzione dalla Commissione europea la prossima primavera, con l’attivazione della procedura per debito eccessivo. Ma ci sono anche delle briciole: agli stati indebitati sarà concessa una finestra di 3 anni durante la quale si richiederanno aggiustamenti fiscali più moderati e un meccanismo di sospensione delle procedure in caso di grave crisi economica dell’intero blocco. In una vittoria importante per i contafagioli, invece, l’accordo prevede che il deficit annuale sia tenuto all’1,5% del PIL, in modo da avere un “cuscinetto fiscale” in caso ci siano crisi che necessitano di aumentare le spese — senza superare il limite del 3%. La questione ora passa al negoziato tra gli Stati membri e il Parlamento europeo.
Il risultato lo si valuta in base al pianeta su cui vivete: Schlein avvisa che l’accordo “farà molto male all’Italia” e “rischia di far tornare il paese alla rigida austerità.” Le fa eco Conte, che parla espressamente di una “nuova stagione di austerità.” Non è d’accordo Gentiloni, secondo cui “la stagione dell’austerity” sarebbe “in archivio.” Secondo Giorgetti, invece, l’Italia ha “ottenuto molto;” anche Meloni è soddisfatta, che come al solito ha scelto di mistificare la realtà dicendo che “il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato.”
È stato raggiunto anche l’accordo politico tra Consiglio, Commissione e Parlamento sul nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, i cui dettagli sono stati riassunti efficacemente da Amnesty: l’accordo “indebolisce i diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e degli altri migranti; peggiora le leggi esistenti; ignora i problemi del sistema d’asilo europeo.” L’organizzazione parla di “più persone arrestate ai confini europei e misure emergenziali per negare l’asilo politico che diventano la norma.” Con l’eccezione di Ungheria e Slovacchia — radicalmente opposte a qualsiasi contributo, anche economico, ai paesi che accolgono migranti — l’estrema destra canta vittoria in tutta Europa. Tra le misure c’è l’obbligo di identificare i migranti entro 7 giorni dal loro arrivo alle frontiere e l’estensione delle misure di identificazione — compreso il prendere le impronte digitali — per tutti i bambini dai 6 anni in sù. Il limite d’età precedente era di 14 anni. Von der Leyen ha commentato gli sviluppi di mercoledì dicendo che si trattava di “due buone notizie.”
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foto: European Commission (Claudio Centonze) / Audiovisual Service
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