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Il cameraman di Al Jazeera Samer Abudaqa è morto dissanguato in seguito a un attacco delle IDF a Khan Younis. Abudaqa e il corrispondente del canale televisivo Wael Dahdouh erano rimasti feriti nell’attacco, Dahdouh, colpito da una scheggia al braccio, è riuscito a raggiungere un ospedale, mentre invece i soccorsi sono riusciti solo a recuperare il corpo di Abudaqa, che lascia 4 figli. Al Jazeera denuncia che a causa della distruzione nella Striscia i soccorsi non sono arrivati per più di 5 ore. In un documento raggelante, il nome di Abudaqa è nelle trascrizioni delle domande della stampa di ieri a Stéphane Dujarric, il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite — quando non si sapeva ancora che il giornalista fosse morto. Dujarric aveva espresso la speranza che “tutte le parti coinvolte” potessero assistere per permettere che fosse portato in ospedale al più presto possibile.

Secondo i dati aggregati dal Comitato per la protezione dei giornalisti dall’inizio dell’aggressione israeliana di Gaza sono morti 64 giornalisti — ma questi dati non comprendono le morti più recenti, compresa quella di Abudaqa. L’aggressione di Gaza è il conflitto in cui sono morti più giornalisti negli ultimi 30 anni — il 69% dei giornalisti uccisi in aree di conflitto nel 2023 sono morti a Gaza.

Nelle violenze sconsiderate delle IDF hanno perso la vita anche 3 dei prigionieri israeliani ancora a Gaza. I militari avrebbero erroneamente identificato i tre, e hanno aperto il fuoco contro di loro. La leadership politica israeliana non si è fatta scuotere troppo dalla notizia: le truppe avrebbero “implementato le lezioni imparate” mentre l’offensiva procedeva.

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