I due ospedali più grandi di Gaza hanno chiuso

Gli ospedali al–Shifa e al–Quds, i due più grandi della Striscia di Gaza, hanno effettivamente smesso di operare come ospedali. La struttura di al–Shifa è ancora circondata dall’esercito israeliano, che apre il fuoco contro chiunque cerchi di uscire

I due ospedali più grandi di Gaza hanno chiuso
L’ospedale al–Quds prima dell’aggressione israeliana. Foto via Twitter @PalestineRCS

Il numero di persone uccise a Gaza negli ultimi due giorni è ormai imprecisato: l’assedio degli ospedali e la progressiva erosione di anche le ultime riserve di carburante hanno impedito di aggiornare il numero totale di civili uccisi — sono più di 11 mila, ma questo era il totale rilasciato venerdì, e sabato e domenica le uccisioni sono continuate senza sosta. Gli ospedali al–Shifa e al–Quds, i due più grandi della Striscia di Gaza, hanno effettivamente smesso di operare come ospedali. La struttura di al–Shifa è ancora circondata dall’esercito israeliano, che apre il fuoco contro chiunque cerchi di uscire, tenendo intrappolati i civili al suo interno.

Il Comitato internazionale della Croce rossa ha pubblicato una nota in cui chiede di nuovo la protezione dei civili — sia chi cerca di scappare verso il sud di Gaza, sia chi è ancora intrappolato a nord: “Le persone ci chiamano notte e giorno, dicendo che sono spaventate di aprire la porta per paura di essere uccice.” I direttori regionali di UNICEF, l’OMS e l’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, in cui chiedono che vengano fermati gli attacchi contro le strutture ospedaliere: “Gli attacchi alle strutture sanitarie e ai civili sono inaccettabili e sono una violazione di leggi e convenzioni internazionali sui diritti umani. Non possono essere perdonate. Il diritto di cercare assistenza medica, specialmente in un momento di crisi, non dovrebbe mai essere negato.” “Il mondo non può rimanere zitto mentre gli ospedali, che dovrebbero essere rifugi sicuri, sono trasformati in scene di morte, devastazione e disperazione. Un’azione internazionale determinata è necessaria per garantire un immediato cessate il fuoco umanitario e prevenire ulteriore perdita di vite, e preservare quello che resta del sistema sanitario di Gaza.”

Gli Stati Uniti continuano a cercare di salvare la faccia sul proprio supporto all’escalation della violenza. Parlando a Face the Nation, Jake Sullivan ha dichiarato che “gli Stati Uniti non voglio vedere combattimenti negli ospedali, dove persone innocenti, pazienti che stanno ricevendo cure, finiscono colpite dal fuoco incrociato.” Sullivan specifica che Washington ha avuto “consultazioni attive” con le IDF a riguardo. Di fronte alla domanda esplicita sul rispetto delle leggi internazionali da parte delle forze israeliane, a State of the Union, Sullivan ha risposto che non intende “fare giudice e giuria.” Nel frattempo, le ambizioni coloniali del governo Netanyahu VI non potrebbero essere più esplicite: intervistato dal canale israeliano N12, il ministero dell’Agricoltura Avi Dichter ha parlato apertamente di “Nakba di Gaza,” anche se attualmente Netanyahu sostiene di ambire al controllo della sicurezza della Striscia di Gaza, descrivendo l’occupazione coloniale come “non un obiettivo realistico.”