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CC BY-SA 3.0 Wafa / APAimages

Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres è tornato a chiedere un immediato cessate il fuoco su Gaza, dicendo che la Striscia era diventata “un cimitero di bambini” nel mese di bombardamenti incessanti in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Guterres ha specificato che nell’aggressione israeliana sono state compiute chiare violazioni della legge umanitaria internazionale. Le Nazioni Unite stimano inoltre che servano 1,2 miliardi di dollari per inviare aiuti umanitari ai superstiti. Finché non si aprirà un altro punto di accesso sulla Striscia di Gaza, comunque, gli aiuti umanitari non arriveranno mai in quantità sufficienti: l’unico valico abbastanza grande per gestire un flusso di questo tipo sarebbe quello di Kerem Shalom — che però è controllato da Israele. Nel frattempo, il numero di morti ha superato 10 mila: in un mese hanno perso la vita 10.022 persone — ma ci sono centinaia, se non migliaia, di persone ancora intrappolate sotto le macerie.

La comunità internazionale però continua a rimanere inerte. Parlando con il segretario della NATO Stoltenberg, il re della Giordania Abdullah II ha sottolineato che la strage è causata dall’assenza di una soluzione politica al conflitto israelo–palestinese, chiedendo un’azione internazionale urgente per risolvere la questione palestinese pensando alla sicurezza regionale, stabilendo una soluzione a due stati. Anche Abdullah II si è unito alle richieste di cessate il fuoco. Lunedì Biden ha di nuovo parlato con Netanyahu, confermando il proprio supporto “risoluto” a Israele ma chiedendo l’aumento di aiuti umanitari inviati nella Striscia. Biden e Netanyahu hanno discusso “della possibilità di pause tattiche” — una richiesta molto diversa da quella di cessate il fuoco, un termine diventato incandescente nella politica statunitense, radicalizzata nel supporto totale all’aggressione israeliana. Un supporto rischioso, secondo un sondaggio sulla popolazione musulmana e araba del Michigan, che misura quanto le comunità locali sostengono da tempo: non aver fermato la strage a Gaza potrebbe costare a Biden il Michigan nelle elezioni dell’anno prossimo — nel 2020 il presidente vinse di 150 mila voti, in uno stato con una comunità di 250 mila musulmani.

Israele continua a giustificare i propri attacchi sostenendo che anche ospedali, campi profughi e scuole adibite a rifugi per sfollati dalle Nazioni Unite ospitano militanti di Hamas. Uno degli ospedali che non è ancora stato bombardato è l’ospedale indonesiano — che è comunque circondato dall’esercito: secondo Israele Hamas avrebbe lanciato razzi dai dintorni dell’ospedale e avrebbe una base sotterranea sotto la struttura. L’organizzazione di beneficenza indonesiana che opera l’ospedale ha rifiutato categoricamente le accuse, indicando che si potrebbe trattare di dichiarazioni atte a giustificare un prossimo attacco contro la struttura — l’esercito israeliano ha una lunga tradizione di mentire a pubblico e stampa. Ma anche questo va bene, ad esempio, per la stampa italiana: ieri sul Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato un editoriale in cui sostiene che in qualche caso i crimini di guerra si possano giustificare tranquillamente — accettando senza rimorsi il rischio “di uccidere civili innocenti, anche donne, vecchi e bambini, di uccidere per uccidere. Cioè di commettere quelli che attualmente almeno tre o quattro trattati e convenzioni internazionali definiscono crimini di guerra.”

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