Due comici russi, Vovan Vladimir Kuznetsov e Lexus Alexey Stolyarov, sono riusciti a contattare Giorgia Meloni e le hanno fatto uno scherzo telefonico, risultato in una notevole figuraccia internazionale per la Presidente del Consiglio. I due si sono spacciati per “il presidente dell’Unione africana” e hanno chiacchierato con Meloni su vari argomenti di politica internazionale, ricavandone risposte in alcuni casi problematiche — anche se non clamorose, va detto.
L’affermazione più controversa di Meloni al momento è sulla guerra in Ucraina: al “presidente dell’Unione africana” Meloni ha detto che sulla questione vede “molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti. Potremmo essere vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita.” Secondo Meloni, “il problema è trovare una soluzione che sia accettabile per entrambe le parti, senza violare il diritto internazionale. Ho alcune idee su come gestire questa situazione, ma sto aspettando il momento giusto per provare a presentare queste idee.” I passaggi più salienti però sono forse altri: ad esempio quando la premier ha parlato di migrazioni e rivelato che alcuni leader europei “Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati. E sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere da sola questo problema.” Oppure quando ha chiesto al presunto diplomatico africano in via confidenziale se a suo avviso il golpe in Niger fosse una mossa contro la Francia: “Il loro punto di vista è diverso dal mio. Per questo diciamo loro che dobbiamo evitare situazioni che potrebbero creare più problemi di quelli che già abbiamo.”
Il problema più evidente di tutta la vicenda, in ogni caso, è la facilità disarmante con la quale due personaggi casuali sono riusciti a raggiungere la più alta carica dell’esecutivo italiano e a tendere una trappola diplomatica potenzialmente devastante. I due comici sono considerati piuttosto vicini al governo russo, quindi non è difficile immaginare siano stati in qualche modo indirizzati o istruiti e in passato hanno già fatto alcune vittime illustri, come Elton John, Erdogan e la presidente della Bce Lagarde. Ciò non toglie che qualcuno avrebbe dovuto accorgersi che “il presidente dell’Unione africana” parlava con un accento russo. Un colpevole sembra che sia stato già individuato: Francesco Maria Talò, diplomatico con 38 anni di carriera alle spalle prossimo alla pensione — non è in realtà ben chiaro se sia lui il colpevole effettivo, ma senza dubbio ha le caratteristiche di un perfetto capro espiatorio. Il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, ha dichiarato che “È prioritario agire affinché simili circostanze non si ripetano in futuro,” ma c’è un altro problema di fondo: come fa notare Domani, “La vicenda, grave quanto surreale, evidenzia per l’ennesima volta l’incapacità del governo di circondarsi di personale all’altezza. Il fatto che palazzo Chigi sia potuto cadere in un tranello all’apparenza così grossolano, infatti, apre interrogativi sulla permeabilità e inadeguatezza della struttura, con riverberi anche di sicurezza nazionale.”