Diálogos_Globales,_Migrantes_y_Refugiados_(Domenico_Lucano)

CC BY–SA 2.0 Soledad Amarilla / Ministerio de Cultura de la Nación

La corte d’appello di Reggio Calabria ha assolto l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, da quasi tutti i reati per cui era stato accusato insieme agli altri 17 imputati. Lucano era stato accusato addirittura di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, falsità ideologica e peculato — ma era evidente a tutti che la sua vera colpa fosse politica: aver messo in piedi un sistema di accoglienza inclusivo ed efficace in un piccolo borgo della provincia del Mezzogiorno, ledendo i piani politici dei partiti fascistoidi e gli interessi economici delle cricche locali. L’assoluzione non sorprende, visto che già nel 2019 la Cassazione aveva criticato le indagini della procura, sostenendo che poggiava “sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare.” Ciononostante, Lucano era stato condannato in primo grado ad una pena abnorme: più di 13 anni di carcere, ancora più di quanto chiesto dall’accusa. L’unica condanna per falso è arrivata in merito a un falso del 2017, per cui è stata confermata una condanna a un anno e sei mesi di carcere con pena sospesa.

Quello di Mimmo Lucano è stato forse il più evidente caso di persecuzione giudiziaria in Italia negli ultimi anni, e sicuramente quello più grave a danno di un personaggio politico, fatto bersaglio di indagini caratterizzate da “vaghezza e genericità del capo d’imputazione,” secondo il Gip Domenico Di Croce, e una campagna mediatica feroce partita con il ministro dell’Interno Marco Minniti e felicemente proseguita dal suo successore Matteo Salvini. Una campagna che ha lasciato un segno sulla vittima: “È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso.” Lucano ha detto che si è sentito “attaccato, denigrato e accusato, anche a livello politico e non solo, quindi, giudiziario, per distruggere il ‘modello Riace,’ la straordinaria opportunità creata per accogliere centinaia di persone che avevano bisogno e per ridare vita e ripopolare i centri della Calabria. A questo punto spero che pure la Rai si ricreda e mandi in onda la famosa fiction girata con Fiorello a Riace.”

Ma ci sono altre cattive notizie per la destra di manette e di governo: la giudice del tribunale di Catania, Jolanda Apostolico, non ha convalidato il trattenimento di altre 4 persone nel Cpr di Pozzallo. Già domenica un altro giudice del tribunale di Catania non aveva convalidato altri sei trattenimenti — ma Apostolico in questi giorni è finita al centro di una forte campagna denigratoria da parte della destra, comprensiva anche di controversi video realizzati — forse — da alcuni agenti delle forze dell’ordine “misteriosamente” finiti in mano a Matteo Salvini. Ieri, a quanto pare, il carabiniere che si era auto-accusato di aver ripreso la giudice a un corteo di solidarietà con i migranti ha ritrattato, negando di essere l’autore dei video.

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