La cattiva scuola
Il governo ha dato l’ok a una riforma della scuola particolarmente retrograda: ieri in Cdm è arrivato infatti il via libera a un pacchetto che contiene l’inizio del percorso per ridurre la durata degli istituti tecnici da 5 a 4 anni
Giuseppe Valditara interviene a Pontida. Foto: Giuseppe Valditara / Facebook
Il governo ha dato l’ok a una riforma della scuola particolarmente retrograda: ieri in Cdm è arrivato infatti il via libera a un pacchetto che contiene l’inizio del percorso per ridurre la durata degli istituti tecnici da 5 a 4 anni — seguiti però da delle cosiddette “Its Academy” che dovrebbero introdurre al lavoro. Per ora a questo percorso potranno accedere solo il 30% degli istituti tecnici di tutta la penisola, ma l’idea che il governo ha della scuola e del paese è molto chiara: un serbatoio di manodopera poco specializzata e a basso costo. La Flc Cgil ha commentato la risoluzione in maniera molto dura: “La riforma dei tecnici e professionali è un disastro annunciato per i ragazzi e le ragazze di questo Paese. In questo modo si istituisce un doppio canale dove il sistema dei tecnici e professionali viene declassato e ridotto, un percorso specifico e accorciato per coloro che non sono destinati all’università.” È importante notare che oggi una parte rilevante di chi frequenta un istituto tecnico frequenta poi l’università. Nel 2022 gli iscritti in università provenienti da queste scuole superiori erano il 32% del totale. Oggi l’Italia è al penultimo posto per numero di laureati nell’Ue dietro la Romania e questo dato è evidentemente intollerabile per il governo, impaziente di raggiungere l’ultimo posto e disporre di ancora più ragazzi poco qualificati da sfruttare con più facilità.
Che l’imprenditoria e la destra liberale italiana abbiano un problema con i titoli di studio è cosa nota, del resto: dopo le lauree inventate di Oscar Giannino degli scorsi anni, adesso è il turno nientemeno che del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Ormai arrivato alla fine del suo mandato, Bonomi sarebbe interessato a diventare presidente del Cda della Luiss. C’è solo un piccolo problema: per diventare presidenti dell’università confindustriale bisogna essere laureati, e a quanto pare questo titolo a Bonomi manca — anche se in tutte le interviste e in numerose pubblicazioni istituzionali, come il sito della Bocconi, è spesso stato nominato come “dottor Bonomi,” senza che lui si sia mai preoccupato di smentire.
Per fortuna però a scuola tornerà il rispetto: non essendo riuscito a far passare una legge per poter mettere in galera i dodicenni, il governo ha disposto misure più stringenti per il voto in condotta. Un voto inferiore al 6 comporterà l’automatica bocciatura degli alunni o la non ammissione all’esame di stato, mentre chi arriverà al 6 sarà rimandato a settembre e dovrà presentare un elaborato sulla Cittadinanza — da trattare alla maturità se il voto arriverà in quinta superiore. Il voto di condotta verrà ripristinato alle medie e inciderà sui crediti in vista dell’ammissione all’esame di stato. La sospensione, se fino a 2 giorni, invece non prevederà l’allontanamento dalla scuola ma lezioni in classe, mentre se supererà i due giorni lo studente dovrà svolgere “attività di cittadinanza solidale” presso strutture convenzionate.
Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è andato a Forlì per l’inaugurazione dell’anno scolastico, nell’ambito dell’evento “Tutti a scuola” — Mattarella ha voluto presenziare anche per far sentire la vicinanza dello Stato nei territori più colpiti dall’alluvione e ha criticato velatamente la politica scolastica del governo: “Come ogni anno rammentiamo che non mancano problemi, lacune e insufficienze, spesso tamponate dall’impegno quotidiano del personale docente e non docente. Non sempre si riesce ad attribuire al sistema educativo risorse e investimenti adeguati.” Secondo Mattarella, “la scuola ha bisogno di continua manutenzione e di aggiornamento. Anche per colmare limiti strutturali. Si deve operare per evitare l’affollamento delle classi, che penalizza i programmi di studio e le opportunità per gli alunni” e “dobbiamo incoraggiare il lavoro di tanti insegnanti, entusiasti e volenterosi […] Assicurando loro condizioni economiche adeguate e restituendo pienamente alla loro funzione il prestigio che le compete nella società.”