Il governo non ha solo dichiarato il lutto nazionale: ha anche deciso che per una settimana si fermeranno i lavori del Parlamento: una mossa che potrebbe mettere in difficoltà le Camere, già indietro con i tempi per l’approvazione di diversi provvedimenti importanti
Qualcuno, chissà perché, non è d’accordo con la scelta di dichiarare il lutto nazionale in seguito alla morte di Silvio Berlusconi: ad esempio Rosy Bindi, tra i pochi a definire esplicitamente la scelta “inopportuna” — attirandosi così le ire di Matteo Renzi. Bindi ha dichiarato di sostenere il rettore dell’università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, che oggi si rifiuterà di tenere le bandiere a mezz’asta. Tra gli altri contrari Nicola Fratoianni, Luigi De Magistris, il senatore Pd Andrea Crisanti, e alcune realtà politiche locali.
Il governo in realtà non ha solo dichiarato il lutto nazionale: ha anche deciso che per una settimana si fermeranno i lavori del Parlamento: una mossa definita da Emma Bonino “eccessiva e fuori luogo” che ha davvero pochi precedenti — e che potrebbe mettere in difficoltà le Camere, già indietro con i tempi per l’approvazione di diversi provvedimenti importanti. Lo stop non sarà proprio di una settimana: si fermeranno solo le votazioni, ma già da giovedì torneranno a riunirsi alcune commissioni e la Camera discuterà le mozioni sulle pensioni minime. La sospensione in ogni caso tradisce la necessità del governo di elaborare il lutto anche a livello pratico e politico, impedendo l’implosione di Forza Italia. Meloni avrebbe stretto un patto con il reduce Gianni Letta per non accettare tra le fila di FdI transfughi di FI almeno per i prossimi mesi, in modo da blindare l’assetto del governo e cercare di ripresentare il partito almeno alle elezioni europee dell’anno prossimo.
Oggi ad ogni buon conto si terranno i funerali di Berlusconi, che vedranno la partecipazione di una vastissima platea di personaggi politici nazionali e internazionali a cominciare da Sergio Mattarella, oltre che ad almeno ventimila persone. Tra i partecipanti previsti la segretaria del Pd Schlein — ma non il capo del M5S Conte — oltre a tutti i principali esponenti politici della maggioranza, inclusa ovviamente Giorgia Meloni; il premier ungherese Viktor Orban e l’emiro del Qatar bin Hamad, anche se per motivi di sicurezza la lista completa non è nota. Ma perché i funerali di stato proprio in Duomo, celebrati nientemeno che dall’arcivescovo Delpini? In un certo senso è la conclusione naturale dell’alleanza tra Berlusconi e alcune tra le frange più conservatrici della chiesa — come Cl, a cui appartiene Delpini — ben visibile durante i suoi governi e incrinata solo con gli scandali sessuali degli ultimi tempi a palazzo Chigi. I funerali saranno trasmessi in diretta dalle reti Mediaset, Rai 1 e Rai news.
Cosa succederà ora all’eredità imprenditoriale di Berlusconi, in particolare a Fininvest, l’azienda che tra le altre cose controlla Mediaset? I suoi figli, tramite un trasparentissimo sistema di scatole cinesi e di holding, controllano già quote cospicue della società. Non è facile dire cosa succederà ora — dipenderà anche dalle disposizioni lasciate da Berlusconi — ma le strade sono sostanzialmente due: una conferma dei ruoli dirigenziali dei figli più anziani Piersilvio e Marina, avuti con la prima moglie Carla Dall’Oglio, o un maggiore acquisto di peso dei più giovani Barbara, Eleonora e Luigi avuti da Veronica Lario — che però in passato si sono mostrati in alcuni casi in contrasto con le scelte dei fratelli maggiori.
Anche le inchieste sulle stragi di mafia degli anni ‘90, che vedono Berlusconi accusato nientemeno che come presunto mandante esterno, dovranno fare i conti con la morte dell’ex Premier. Ora Marcello Dell’Utri dovrà difendersi dalle accuse da solo, senza più il sostegno politico ed economico di Berlusconi. Secondo diverse ricostruzioni, Dell’Utri sarebbe stato uno tra gli uomini di raccordo tra Berlusconi e il mondo mafioso — che in qualche modo, a trent’anni di distanza dalla “discesa in campo,” dovrà a sua volta fare un bilancio del suo controverso interesse per l’imprenditore milanese. Secondo una ricostruzione di Domani, i boss stragisti come i fratelli Graviano sarebbero stati complessivamente delusi da Berlusconi, che una volta al governo non avrebbe proceduto a promulgare tutte le garanzie e i favori richiesti sperati.