Il Parlamento europeo ha votato con una larga maggioranza — 446 a favore, 67 contrari, 112 astenuti — il regolamento ASAP, Act in Support of Ammunition Production, che permetterà, tra le altre cose, ai governi di utilizzare i fondi del Pnrr e di Coesione per produrre munizioni e armi
Gli stati membri della NATO — e dell’Unione europea — faticano ancora a trovare un compromesso sulla posizione da tenere sul conflitto in Ucraina. C’è la comune volontà di continuare ad armare Kyiv, ma non appena la discussione si sposta sulla membership del paese nell’alleanza e nell’unione politica il tema si fa molto più complesso. Al summit NATO a Chișinău, in Moldavia, Zelenskyj ha dichiarato che la migliore “garanzia di sicurezza” per l’Ucraina sarebbe essere membro di NATO e Unione europea. Zelenskyj ha di nuovo parlato del piano di pace ucraino, che non prevede di tenere conto di nessuna delle richieste della Russia — ed è quindi un piano di pace che può solo seguire una sconfitta militare. Zelenskyj ha comunque espresso la propria gratitudine per il “supporto potente”: sembra che aerei da caccia F–16 potrebbero arrivare in Ucraina entro i prossimi sei mesi. Parlando con la stampa, il presidente ucraino ha detto che vuole costruire uno “scudo aereo” con combinazione di missili Patriot e F–16.
La membership dell’Ucraina della NATO, invece, resta un tema controverso. Stoltenberg ha cercato di dare una facciata unitaria all’alleanza, dicendo che tutti i membri sono a favore dell’ingresso eventuale dell’Ucraina, perché “Mosca non può avere un veto contro l’allargamento della NATO.” Il segretario generale dell’alleanza militare ha specificato però “la cosa più importante è che tutti gli alleati sono d’accordo che la missione più urgente e importante ora è garantire che l’Ucraina vinca come una nazione indipendente e sovrana.” In realtà, tra i vari stati alleati, ci sono sfumature non leggermente diverse: in realtà l’accordo per l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella NATO esiste dal 2008, ma da allora non si sono fatti passi avanti. Il ministro degli Esteri della Lituania Gabrielius Landsbergis ha dichiarato che “sarebbe ora che ci sediamo e troviamo una risposta concreta su come l’Ucraina si può avvicinare alla NATO e quando può diventare membro.” La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock ha invece ricordato che “la politica delle porte aperte della NATO resta al suo posto, ma allo stesso tempo è evidente che non possiamo parlare di accettare nuovi membri che sono nel bel mezzo di una guerra.”
Non ci sono dubbi invece, sull’economia di guerra: il Parlamento europeo ha votato con una larga maggioranza — 446 a favore, 67 contrari, 112 astenuti — il regolamento ASAP, Act in Support of Ammunition Production, che permetterà, tra le altre cose, ai governi di utilizzare i fondi del Pnrr e di Coesione per produrre munizioni e armi. Il regolamento, fortemente voluto dal commissario al mercato interno Thierry Breton e spinto dalla Francia, è un evento spartiacque: intende fare dell’industria delle armi uno dei punti fermi della politica industriale comunitaria. È ovviamente particolarmente grave il dirottamento a scopo bellico dei fondi del Pnrr, il primo intervento rilevante di politica economica comunitaria della storia dell’Ue, nato per finanziare welfare e transizione ecologica dopo la crisi scatenata dal Covid–19. Il Partito democratico aveva chiesto di escludere i fondi del Pnrr dal regolamento, ma gli emendamenti sono stati bloccati. Alla fine il gruppo europeo al quale appartiene il Pd, S&D, ha indicato comunque di votare a favore — dal gruppo sono arrivati 95 sì, 10 no e 20 astenuti. Tra le forze italiane hanno votato contro il regolamento solo Verdi e M5S. Su questo fronte ora la contesa si sposta in Italia, dove i fondi del Pnrr finora sono stati spesi poco e male. Fitto ha dichiarato che l’uso del Pnrr per finanziare l’industria delle armi è fuori discussione, ma il capogruppo Pd Boccia vorrebbe “arrivare ad un voto in Aula su un atto di indirizzo che trasformi l’impegno assunto oggi dal ministro in atti non più reversibili.”