Il gruppo Wagner tra realtà e finzione
I ministri Tajani e Crosetto hanno dichiarato che l’aumento del flusso di migranti potrebbe essere un’operazione di “guerra ibrida” condotta dal gruppo Wagner di Evgenij Prigožin
2010. Prigožin mostra a Putin buste con pasti pronti per le scuole. Foto CC-BY 3.0 Governo russo
A distanza di poche ore, i ministri Tajani e Crosetto si sono sbilanciati sull’aumento dell’arrivo dei migranti, sostenendo che si potrebbe trattare di un’operazione di “guerra ibrida” condotta dal gruppo Wagner di Evgenij Prigožin
La prima dichiarazione è stata quella Tajani, che ha espresso “preoccupazione” perché “molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner”: “Non vorrei ci fosse un tentativo di spingere migranti verso l’Italia.” Poco dopo, il pensiero è stato espanso da Crosetto: “Mi sembra che ormai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi africani.” Il gruppo è stato citato tangenzialmente anche da Meloni, durante la presentazione di “L’Atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale,” di Padre Antonio Spadaro. In mattinata la presidente del Consiglio e i due ministri avevano partecipato a una riunione con i Servizi a tema migranti. Nessuno dei due ministri ha fornito prove a corredo delle proprie dichiarazioni, ma secondo il Corriere “di sicuro sono in possesso di informazioni riservate.”
Il canale Telegram Kepka Prigožina, “il berretto di Prigožin,” ha pubblicato un audio in cui il capo del gruppo di mercenari nega le accuse di Crosetto — “Non siamo al corrente di cosa sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci” — e chiama Crosetto “mudak,” “testa di cazzo.”
Prigožin è in questi giorni quanto più impegnato nella battaglia intestina che agita la macchina della guerra russa. L’analista Aleksej Muchin, parte del think tank legato al Cremlino Valdai Discussion Club, lo ha accusato di avere espliciti obiettivi politici, e di ambire addirittura a correre alle elezioni come presidente della Russia nel 2024 — una ipotesi sollevata da una dichiarazione paradossale di Prigožin stesso, che aveva detto che si sarebbe candidato nel 2024 alla presidenza dell’Ucraina. Il capo del gruppo Wagner ha risposto cercando di cambiare discorso, ma senza interrompere il proprio attacco contro il ministero della Difesa russo — ripetendo che la situazione a Bachmut resta “molto difficile,” e che il ministero aveva ignorato i suoi “550 tentativi” di ottenere più munizioni per i suoi mercenari. Lo scontro interno — in particolare l’attacco di un analista legato al Cremlino — rinforza la tesi del think tank statunitense Istituto per lo studio della guerra, che ipotizza che il ministero della Difesa russo stia permettendo che l’esercito ucraino uccida tantissimi miliziani Wagner per limitare le ambizioni politiche di Prigožin.
Nel frattempo, un retroscena del New York Times rivela che la Corte penale internazionale starebbe per aprire due casi su crimini di guerra legati all’invasione russa dell’Ucraina. Si tratterà delle prime accuse internazionali formali presentate dall’inizio del conflitto, frutto di mesi di lavoro degli investigatori. Specificamente, le accuse riguarderanno i rapimenti di bambini e adolescenti ucraini, inviati in campi di rieducazione, e come l’esercito russo abbia colpito deliberatamente infrastrutture che ospitavano civili. Non è chiaro chi saranno le persone formalmente accusate, ma la Corte potrebbe nominare anche direttamente Putin, perché non riconosce l’immunità dei capi di stato per crimini di guerra, contro l’umanità o in caso di genocidio. È molto improbabile che questi casi porteranno a processi, perché la Corte penale internazionale non prevede il procedimento in contumacia.