L’assalto bolsonarista ai palazzi del potere a Brasília

“La polizia non ha fatto assolutamente niente. Hanno praticamente fatto entrare i manifestanti.” Il giorno dopo il tentato golpe a Brasília restano in sospeso gli interrogativi sul ruolo della polícia Militar del distretto della capitale

L’assalto bolsonarista ai palazzi del potere a Brasília
Estrago patrimonial no prédio do Congresso Nacional, invadido na tarde deste domingo (8), por manifestantes bolsonaristas. É possível identificar objetos quebrados, cadeiras jogadas e vidros estilhaçados, além de extintores e mangueiras contra incêndio espalhadas pelo local…Foto: Jefferson Rudy/Agência Senado

Foto CC BY 2.0 Jefferson Rudy/Agência Senado

“La polizia non ha fatto assolutamente niente. Hanno praticamente fatto entrare i manifestanti.” Il giorno dopo il tentato golpe a Brasília restano in sospeso gli interrogativi sul ruolo della polícia Militar del distretto della capitale

Migliaia di sostenitori di estrema destra dell’ex presidente brasiliano Bolsonaro hanno messo sotto assedio e poi hanno occupato il Congresso, il Palácio do Planalto (il palazzo presidenziale), e la Corte suprema della città di Brasília. È palese che il tentativo fosse quello di realizzare un colpo di stato, anche se organizzato in modo disordinato: l’assalto è arrivato dopo mesi di proteste, in cui i sostenitori di Bolsonaro — e il loro leader — si rifiutavano di riconoscere il risultato elettorale, a loro sgradito.

Manifestantes invadem a rampa do Congresso Nacional pic.twitter.com/uNpQGNi1QY

— Metrópoles (@Metropoles) January 8, 2023

I sostenitori di Bolsonaro hanno iniziato a organizzare materialmente l’assalto il 5 gennaio, riferendosi all’attacco come “la festa di Selma,” per evitare di far scattare controlli sui messaggi. Lula non era nella capitale, ma rimane sorprendente la reazione morbida del personale della sicurezza, che ha permesso che i manifestanti entrassero all’interno delle strutture, facendo danni ingenti agli interni e saccheggiando alcuni locali — al Palácio do Planalto sono anche state rubate armi e munizioni. Solo tre ore dopo le forze di sicurezza sono riuscite a riprendere il controllo dei palazzi del potere, e sono stati effettuati circa 400 arresti, secondo il governatore di Brasília Ibaneis Rocha.

“Nova Constituinte,” “nuova [assemblea, presumibilmente, ndr] costituente,” un graffito lasciato dai bolsonaristi al Congresso nazionale. Foto CC BY 2.0 Jefferson Rudy/Agência Senado

Lula ha tenuto una conferenza stampa furibonda, in cui ha accusato Bolsonaro di essere responsabile diretto degli eventi nella capitale — “Tutti sanno che ci sono numerosi discorsi dell’ex presidente che incoraggiano questo comportamento” — e ha denunciato l’inazione delle autorità locali: “La polizia non ha fatto assolutamente niente. Hanno praticamente fatto entrare i manifestanti.” Nel proprio intervento Lula ha descritto chi ha preso d’assalto le tre strutture come “fascisti fanatici,” che rappresentavano “tutto quello che c’è di abominevole” nella politica. Ore dopo, il governatore Rocha ha annunciato su Twitter che aveva licenziato il segretario della sicurezza pubblica del distretto, Anderson Torres, che in precedenza è stato ministro della Giustizia del governo Bolsonaro. Ma non è stato abbastanza per sollevare le proprie responsabilità, e il giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes ha ordinato a sua volta la rimozione per 90 giorni del governatore. Rocha e Torres saranno inclusi nelle indagini sull’attacco per valutare quali siano state le loro responsabilità. Secondo l’ex tenente colonnello della polizia militare, Adilson Paes de Souza, “il coinvolgimento del governo del distretto è evidente;” il governo locale avrebbe agito attraverso “le proprie autorità nella polizia militare,” ovvero il capo della polícia Militar locale, Fábio Augusto Vieira. In un segnale della tensione interna alle istituzioni brasiliane, nella notte l’esercito ha impedito alla polizia militare del distretto federale di entrare nella zona della capitale ancora occupata dagli estremisti bolsonaristi, che sono stanziati proprio di fronte alla sede centrale della forza di polizia.

Dopo ore di silenzio, alla fine si è espresso sui fatti anche l’ex presidente Bolsonaro, che ha rifiutato di assumersi qualsiasi responsabilità e ha condannato la manifestazione, paragonandola però ai “saccheggi e alle invasioni degli spazi pubblici” “realizzati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017.” Nei giorni precedenti all’insediamento Bolsonaro è scappato all’estero, e ieri scriveva dalla Florida, dove le autorità non sanno esattamente cosa fare della sua presenza. Ieri Alexandria Ocasio-Cortez e Joaquin Castro hanno chiesto la sua estradizione. Ocasio–Cortez ha tracciato un parallelismo con i fatti del 6 gennaio negli Stati Uniti: “Due anni dal giorno in cui il Congresso è stato attaccato dai fascisti, assistiamo a un tentativo da parte dei movimenti fascisti di fare lo stesso anche in Brasile.” Da Biden a Borrell, molti leader politici da tutto il mondo hanno condannato il tentato colpo di stato, esprimendo più o meno vicinanza alla presidenza di Lula.

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