con Rosa Fioravante, segretaria nazionale ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia
Mentre il ministro Valditara tiene banco con le proprie opinioni sui lavori umilianti e il merito, Bernini condanna i dottorandi al precariato, abbandonando a un futuro non precisato il passaggio verso un contratto di ricerca
Il ministro dell’Istruzione e del Merito è di nuovo al centro delle polemiche per un’affermazione fatta il 21 novembre durante un evento pubblico a Milano — lo stesso in cui ha proposto i lavori socialmente utili per gli alunni violenti. Non si è fermato lì: ha anche detto che l’umiliazione “è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità.” Di fronte alle critiche, il ministro ha fatto una mezza marcia indietro, dicendo di aver “usato un termine sicuramente inadeguato,” ma “confermo il messaggio.”
Il ministro aveva fatto discutere fin da quanto il suo dicastero è stato annunciato da Meloni. La questione del “merito,” da sempre centrale al pensiero della destra italiana, con il quale si giustificano i sacrifici chiesti ai cittadini, fa il paio con l’idea della “libertà” della ricerca, con cui la ministra dell’Università Anna Maria Bernini sembra aver rimandato a data da destinarsi la piena attuazione della riforma del pre–ruolo universitario, che avrebbe garantito un contratto di ricerca ai dottorandi, andando a sostituire gli assegni di ricerca.
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in copertina, elaborazione CC-BY-SA-4.0 ANDURIL85 e CC BY 3.0 Ministero dell’Istruzione