La guerra senza senso contro le Ong
Il governo vuole varare nuove regole per rendere il soccorso in mare ancora più difficile, sulla scia dei decreti sicurezza di Salvini. Le multe comminate finora, però, sono sempre state annullate in tribunale
Il governo vuole varare nuove regole per rendere il soccorso in mare ancora più difficile, sulla scia dei decreti sicurezza di Salvini. Le multe comminate finora, però, sono sempre state annullate in tribunale
Nella crisi diplomatica con la Francia, innescata dal braccio di ferro sulla gestione dei naufraghi della Ocean Viking, ieri è intervenuto direttamente il presidente della Repubblica Mattarella, con una telefonata a Macron in cui entrambi “hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due paesi.” È un primo segnale di distensione dopo il duro scambio di accuse tra i due governi: due giorni fa, intervenendo a BFM Politique, il portavoce del governo francese Olivier Véran è tornato a criticare con forza il comportamento del governo Meloni, facendo però leva sulla retorica dei migranti che anche la Francia “non accoglierà.”
“L’Italia esce sconfitta perché normalmente ha un meccanismo di solidarietà europeo per cui un gran numero di paesi europei, e soprattutto Francia e Germania, avrebbero accolto gli stranieri nei loro territori.”
Véran ha confermato che finché non ci sarà un cambio di direzione da parte del governo sulla linea dura contro le Ong, la Francia continuerà a mantenere sospeso l’ingresso dei migranti che era previsto nelle prossime settimane
A dispetto dell’intervento di Mattarella, nella maggioranza che sostiene il governo Meloni non sembra esserci intenzione di abbassare i toni: La Russa, nonostante il ruolo istituzionale che ricopre, ieri ha detto che “il governo italiano ha tenuto la barra dritta” e “l’interesse nazionale va mantenuto ad ogni costo.” Secondo il ministro della Difesa Crosetto, invece, le Ong “sono un po’ come centri sociali galleggianti.” Le loro dichiarazioni fanno eco a quelle dei giorni precedenti di Salvini e Piantedosi.
Nel frattempo il ministro degli Esteri Tajani ha partecipato al Consiglio europeo Affari Esteri, dove ha riportato le rimostranze italiane sulla gestione dei flussi migratori in Europa. Il ministro è tornato a ripetere la vecchia teoria secondo cui le Ong sarebbero colluse con i trafficanti e si darebbero “appuntamento in mezzo al mare” con le imbarcazioni dei migranti. Per questo ha annunciato l’intenzione di “rafforzare” il “codice di condotta” — varato a suo tempo, tra le critiche del mondo umanitario, dall’ex ministro Minniti.
Dopo il fallimento della politica degli “sbarchi selettivi,” che si è rivelata impraticabile, il governo punta quindi a un nuovo inasprimento normativo per rendere il soccorso in mare ancora più difficile. Le nuove regole, che potrebbero essere presentate domani da Piantedosi in Parlamento, prevedrebbero, secondo le indiscrezioni, maggiori poteri ai prefetti per arrivare a multe più salate e al sequestro delle navi — come aveva già tentato di fare Salvini nel 2019 con i “decreti sicurezza,” senza grande successo: le multe comminate finora sono sempre state annullate in tribunale. Il governo però vorrebbe spingersi oltre, arrivando a distinguere tra salvataggi legittimi e non: le navi umanitarie dovrebbero “provare” di essere intervenute in soccorso di imbarcazioni veramente in difficoltà.
Da Bruxelles però Tajani non ha ottenuto molto: “Ne abbiamo discusso, ma non c’è stato nulla di concreto,” ha detto l’Alto rappresentante Josep Borrell, mentre la portavoce della Commissione Hipper ha chiarito che nell’obbligo di salvare le vite in mare “non c’è differenza tra navi delle Ong o altre navi.”
Nella crociata europea contro i salvataggi in mare l’Italia non è sola: risale a sabato 12 novembre la dichiarazione congiunta dei ministri dell’Interno di Italia, Malta e Cipro, insieme al ministro della Migrazione e dell’Asilo della Grecia, rivolta alla Commissione europea, in cui i quattro paesi hanno chiesto un’“urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio le operazioni nel Mediterraneo.” Gli stati lamentano che il meccanismo di ricollocamento sia volontario e non obbligatorio e che si sarebbe tradotto in un “esiguo numero di ricollocamenti” effettuati, descrivendo la situazione “incresciosa e deludente.” Nel documento c’è un attacco frontale contro le navi delle Ong, di fatto accusate di salvare troppe vite: “Ribadiamo la nostra posizione sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue.”
Nel mondo reale, intanto, i migranti continuano a partire e a raggiungere le coste italiane a prescindere dalla presenza, o meno, delle navi delle Ong: l’hotspot di Lampedusa è di nuovo sovraffollato, dopo gli ultimi soccorsi a poche miglia dall’isola in cui sono stati impegnati i mezzi militari italiani. Soltanto ieri, in diversi porti siciliani, sono sbarcate quasi mille persone — senza l’intervento di nessuna Ong.
In copertina: la Sea Watch 5, salpata pochi giorni fa dal porto di Amburgo. Via Twitter.
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