Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato, mettendo fine all’allucinazione che questo sarebbe stato un governo moderato. Al contrario, tra i ministri ci sono molti nomi impresentabili e figure dell’estrema destra
L’elenco è problematico persino nel nome assegnato ad alcuni dicasteri: come quello per l’Agricoltura e la sovranità alimentare, che sembra un richiamo all’autarchia; o quello dell’Istruzione, che diventa dell’Istruzione e del Merito; o quello della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità. È rientrato dalla finestra anche il famoso ministero del Made in Italy, che sostituirà quello dello Sviluppo Economico — ribattezzato, appunto, ministero delle Imprese e del Made in Italy. Durante la lettura della lista, Meloni ha invertito Zangrillo e Pichetto Fratin, che saranno rispettivamente ministro della Pubblica amministrazione e dell’Ambiente. Una svista può capitare — ma nel frattempo entrambi avevano iniziato a parlare a nome dei rispettivi ministeri.
Per il resto: Eugenia Roccella, la nuova ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, è stata portavoce del Family Day ed è famosa per le proprie posizioni anti-abortiste — lo scorso 25 agosto ha dichiarato in tv che “l’aborto non è un diritto” ed è contraria all’adozione per le coppie LGBTQI+. È anche autrice di libri come Eluana non deve morire e Contro il cristianesimo: Onu e Ue come nuova ideologia.
Anche sul lato economico non va molto meglio: il ministero dell’Economia alla fine è stato assegnato al leghista-governista Giancarlo Giorgetti, probabilmente come mossa per blindare la Lega al governo a prescindere dai capricci di Salvini. Giorgetti, nonostante l’aura di affidabilità e le lodi del ministro uscente Franco, è un leghista molto “classico,” soprattutto nell’atteggiamento verso il sud: in passato è stato al centro di diverse polemiche in proposito — come quando nel 2018, commentando il Rdc, aveva detto che era una misura gradita “all’Italia che non ci piace” — e da ministro dello Sviluppo economico del governo Draghi ha destinato meno fondi del Pnrr al sud rispetto a quanto previsto e con più ritardo — del 40% che sarebbe dovuto andare al Mezzogiorno, a giugno il suo ministero era fermo al 25%.
E la nuova ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone? È una strenua sostenitrice del lavoro “flessibile” contrapposto al posto fisso e al salario minimo. Vuole che i giovani abbiano la “capacità del rischio.” Nel suo libro del 2012 10 idee per il lavoro dei nostri figli, Calderone criticava “l’architettura legislativa votata all’assistenzialismo” e costruzioni bolsceviche come il servizio sanitario nazionale o le borse di studio, colpevoli di andare incontro ai più poveri e non ai più meritevoli.
Sono preoccupanti anche altri nomi, solo in apparenza meno impresentabili: a partire da Calderoli ministro agli Affari Regionali e alle Autonomie, dove potrà portare avanti un’agenda autonomista e pseudo-federalista, oppure il già citato ministero delle Imprese e del Made in Italy che è stato affidato ad Adolfo Urso, presidente uscente del Copasir ed esponente di FdI proveniente da una lunga militanza nel Msi. Una delle figure più criticate è quella di Daniela Santanché, posta al dicastero del Turismo nonostante i suoi evidenti interessi nel settore, essendo co–proprietaria insieme a Briatore del Twiga, il famigerato stabilimento di lusso a Forte dei Marmi, che fattura all’anno 4 milioni di euro e paga una concessione d’affitto allo Stato di 17.619€. Comunque non vi vorremmo illudere, la maggior parte dei membri del governo sono senatori e non deputati — e questo potrebbe essere un punto debole per il futuro, data la maggioranza più risicata in Senato.