Foto: rapporto Mal’aria 2022, Legambiente
L’edizione autunnale del rapporto Mal’aria 2022 di Legambiente fotografa uno scenario da incubo in 13 città italiane, ma il tema è in fondo alle priorità della politica
Legambiente ha pubblicato ieri l’edizione autunnale del rapporto Mal’aria 2022, che fotografa lo stato dell’emergenza inquinamento in 13 città italiane: nessuna di quelle prese in considerazione dall’indagine rispetta i limiti suggeriti dall’Oms per il PM10, il PM2,5 e il NO2. Tre città — Torino, Milano e Padova — si trovano già fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento nel 2022. Seguono, in “codice giallo”, Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17). A Milano il PM2,5 ha una media annuale che supera del 300% i valori soglia dell’Oms, +257% per quanto riguarda il biossido di azoto. Segue Genova, seconda città italiana con la maggiore eccedenza di inquinamento da biossido di azoto rispetto alle linee guida Oms (+253%).
I dati risultano in peggioramento rispetto al 2019, anno pre-pandemia utile per fare un confronto a parità di condizioni. Complici anche le condizioni meteoclimatiche della stagione invernale 2021-2022, una delle più calde e meno piovose in Italia, in particolare nelle regioni nord-occidentali.
Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, “non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili.” Da parte della politica, però, si registra un “preoccupante immobilismo,” che per l’inquinamento dovuto alle emissioni di biossido di azoto è già costato all’Italia una condanna da parte della Corte di giustizia europea, lo scorso maggio. L’emergenza smog si traduce in emergenza sanitaria: nel nostro paese l’inquinamento atmosferico causa più morti premature che nel resto del continente. Secondo le stime dell’EEA, l’Agenzia europea per l’ambiente, il 17% dei morti per inquinamento in Europa è italiano (1 su 6).
A Milano scattano oggi le blande misure anti-smog previste dopo quattro giorni di sforamento del limite di 50 mg per metro cubo di PM10. Stessa cosa nelle province di Lodi e Cremona. È significativo che lo sforamento dei limiti sia arrivato prima ancora dell’accensione degli impianti di riscaldamento: si tratta di inquinamento interamente attribuibile al traffico automobilistico e alle emissioni del settore agricolo e zootecnico. Nonostante ciò, la giunta di destra in Regione Lombardia è impegnata in una lotta senza quartiere contro Area B, la nuova Ztl pensata per ridurre il transito dei veicoli più inquinanti nell’area urbana milanese.
La onlus Cittadini per l’Aria, che da anni monitora specialmente l’inquinamento di biossido di azoto, dovuto soprattutto ai motori diesel, ha pubblicato ieri una mappa da cui è possibile stimare la concentrazione di NO2 in ogni via della città. Ne emerge un quadro impietoso: oltre la metà delle scuole milanesi — nei cui pressi si trovano gran parte delle centraline per il rilevamento della NO2 — sono collocate in aree in cui l’esposizione a questo inquinante supera il limite di legge, che già di per sé è quattro volte superiore a quello indicato dall’Oms. Il biossido di azoto è connesso a un incremento del rischio di infarto, oltre all’asma e ad altre patologie respiratorie, e ha effetti particolarmente gravi nell’età dello sviluppo.
Le proposte per migliorare la situazione
L’Italia, in base al Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico, che recepisce una direttiva europea del 2016, è impegnata a ridurre fortemente gli inquinanti rispetto ai valori del 2005:
Le strategie messe in campo finora però sembrano piuttosto timide, e il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, nonostante il suo carattere cronico ed emergenziale, non è mai al centro delle priorità della politica e del dibattito pubblico. La campagna elettorale che si è appena conclusa è un esempio lampante di come il problema sia sostanzialmente ignorato.
Ma come si dovrebbe intervenire? Il report di Legambiente contiene un focus sulle proposte per ridurre l’inquinamento a partire dalla mobilità: la riduzione dei limiti di velocità nelle autostrade, ad esempio, permetterebbe di abbattere del 40% le emissioni di biossido di azoto. Nelle città gli strumenti principali sono le zone a traffico limitato, o ancora le Zew e Zez, acronimi che indicano rispettivamente le zone “Low emission” e “Zero emission,” sul modello di quanto sperimentato a Londra e Parigi. Ma queste misure, per far sì che non ricadano unicamente sulle spalle dei privati, devono essere accompagnate dal rafforzamento del trasporto pubblico, possibilmente elettrico, e dal potenziamento dei servizi di sharing mobility. Il Pnrr è un’opportunità da cogliere per andare in questa direzione: a Milano, ad esempio, diverse centinaia di milioni di euro del Recovery Plan saranno stanziati per il potenziamento delle linee metropolitane e tranviarie.