La mobilitazione parziale dell’esercito russo

Secondo il presidente russo, il paese ha il “dovere morale” di difendere i territori finora “liberati” — ovvero le due Repubbliche popolari, e le zone di Cherson e Zaporižžja

La mobilitazione parziale dell’esercito russo

Secondo il presidente russo, il paese ha il “dovere morale” di difendere i territori finora “liberati” — ovvero le due Repubbliche popolari, e le zone di Cherson e Zaporižžja

Parlando alla nazione alle nove del mattino, Vladimir Putin ha annunciato una mobilitazione “parziale” — ovvero limitata ai riservisti e ai cittadini che hanno già svolto precedentemente mansioni nell’esercito — per rispondere agli sviluppi della guerra in Ucraina. Secondo il presidente russo, il paese ha il “dovere morale” di difendere i territori finora “liberati” — ovvero le due Repubbliche popolari, e le zone di Cherson e Zaporižžja. Putin ha anche paventato una minaccia diretta al territorio russo, dicendo che gli Stati Uniti vogliono spingere le azioni dell’Ucraina oltre il confine, e sostenendo che la NATO abbia parlato di usare “armi di distruzione di massa” contro la Russia. In risposta, come molti si aspettavano, Putin ha minacciato l’utilizzo delle armi nucleari, dicendo che “non è un bluff.”

Originariamente previsto alle 20 di Mosca di ieri, il discorso poi non era stato trasmesso: più di due ore dopo, Margarita Simonjan, la direttrice di RT, ha invitato il proprio pubblico ad “andare a dormire.” Non è stata data una ragione ufficiale per il ritardo — ma del resto il discorso non era mai stato ufficialmente confermato dal Cremlino. A Simonjan ha fatto eco un altro giornalista vicino a Putin, Dmitrij Smirnov, scrivendo di “svegliarsi alle otto.”

Il meme con cui Smirnov anticipa un discorso alla nazione questa mattina presto

Nel discorso Putin ha anche esplicitato un altro snodo importante per lo sviluppo della guerra: la Russia riconoscerà l’esito dei referendum di annessione organizzati nei territori occupati. Con due dichiarazioni separate entrambe le Repubbliche popolari separatiste hanno annunciato infatti che i referendum si terranno tra il 23 e il 27 settembre. Si sono unite a loro, nel giro di poche ore, anche le autorità degli altri territori occupati: anche a Cherson si dovrebbe tenere un referendum nella stessa data, così come a Zaporižžja, dove il voto sarà organizzato da “brigate” composte da “membri della commissione, insieme a poliziotti, in modo che non ci siano incidenti,” che faranno votare i cittadini casa per casa.

La notizia dei referendum non è stata presa bene dalla politica internazionale — Macron ha parlato di “parodia,” e Scholz ha dichiarato che non il voto non è garantito “da leggi internazionali” — ma neanche dalla borsa di Mosca, che ieri ha perso più del 10%, con Gazprom giù del 14%.

La principale preoccupazione dei leader internazionali e della finanza era che Putin usasse i referendum come pretesto per annunciare una mobilitazione generale — eventualità esclusa già ieri dal leader del Comitato della Difesa della Duma. La mobilitazione generale effettivamente non è arrivata, ma quella “parziale” si traduce comunque in un’espansione importante dell’impegno russo nella guerra.

Il discorso di Putin è arrivato a un giorno di distanza dalle riflessioni ottimiste diErdoğan, che in un’intervista ha detto di aver avuto l’impressione che Putin “vorrebbe far finire la guerra il più presto possibile.” All’Assemblea generale delle Nazioni Unite il presidente turco ha auspicato che si possa lavorare per “trovare una soluzione diplomatica ragionevolmente pratica” che dia “a entrambe le parti un’uscita dignitosa dalla crisi.” L’opinione di Erdoğan è molto rilevante: il presidente turco ha saputo posizionarsi come l’intermediario più credibile tra Ucraina e Russia, armando Kyiv ma mantenendo canali diplomatici con Mosca. Quando è arrivata la notizia che Putin avrebbe tenuto un discorso alla nazione, Erdoğan era al telefono con Zelenskyj.

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in copertina, elaborazione foto CC BY 4.0 Kremlin.ru