La riforma del catasto che fa paura alla destra
La Commissione europea ha ricordato nuovamente che l’Italia ha un problema con il catasto. L’accordo del governo non prevede un aumento delle tasse sulla casa, ma senza misure di questo tipo il peso della tassazione in Italia continuerà a rimanere sbilanciato.
La Commissione europea ha ricordato nuovamente che l’Italia ha un problema con il catasto. L’accordo del governo non prevede un aumento delle tasse sulla casa, ma senza misure di questo tipo il peso della tassazione in Italia continuerà a rimanere sbilanciato.
Nelle previsioni economiche per il prossimo semestre, la Commissione Europea ha sottolineato come in Italia il cuneo fiscale sul lavoro sia “molto elevato,” richiamando quindi l’Italia ad attuare riforme anche su questo punto poiché i valori catastali che servono come base per calcolare il patrimonio si basano su valori ormai antiquati. “Nello stesso tempo, altre fonti di ricavo, meno dannose alla crescita, sono sottoutilizzate, cosa che lascia spazio alla riduzione della tassazione sul lavoro in modo neutro per il bilancio.”
In Italia si è a lungo parlato di riforma del catasto, uno degli obiettivi del governo Draghi prima della fine della legislatura nel 2023. A marzo il centrodestra aveva minacciato di far scoppiare una crisi di governo, dopo la bocciatura di due emendamenti per depennare la riforma del catasto da una più ampia riforma fiscale. Alla fine, la crisi è stata scongiurata a maggio, quando FI e Lega sono riusciti a trovare un accordo con l’esecutivo, nonostante il risentimento del leader del Pd, Enrico Letta, che ha ironizzato sul collega di governo sottolineando che “Salvini ha scoperto oggi che non ci sarebbero state nuove tasse.”
L’accordo “trovato” riguarda le cosiddette “case fantasma,” ovvero 1,2 milioni di immobili che non sono mai stati registrati e l’aggiornamento sulla valutazione di quegli immobili che sono stati migliorati — si parla di “ruderi trasformati in case di lusso”.
L’aggiornamento del catasto non è una patrimoniale, che è invece una tassa aggiuntiva sulle proprietà. Il catasto identifica il patrimonio immobiliare presente sul territorio di un Paese. Quando una valutazione è talmente vecchia e non aggiornata ai valori di mercato si effettua una nuova valutazione per stabilire nuove tasse da applicare alle proprietà. L’ultimo aggiornamento del catasto italiano è del 1989. Tra catasto e tasse c’è una connessione: infatti l’Imu, l’imposta municipale unica sul possesso della casa/immobile è calcolata dal Comune di residenza tenendo in considerazione la base imponibile, ottenuta moltiplicando la rendita catastale risultante al primo gennaio dell’anno di imposizione e rivalutata al 5% per il coefficiente di 160. Sostanzialmente, con la riforma non cambierà nulla: l’accordo che ha evitato la crisi di governo non prevede nuove tasse sulle seconde case o su immobili di lusso e non prevede un aggiornamento delle rendite prima del 2026.
L’aggiornamento del catasto e qualsiasi discussione su eventuali patrimoniali è una questione di dibattito impopolare e che mette a rischio il “fortino” dei voti del centrodestra — ma anche quelli del centrosinistra — perché quando si parla di valore catastale si parla di tasse. Lo dimostrano le reazioni dei principali esponenti, che sono state immediate: Salvini ha detto che la Commissione deve “attaccarsi al tram,” mentre per Meloni le parole di Gentiloni sono “la prova provata” che “l’obiettivo del Pd e della sinistra è aumentare le tasse sulla casa.” Il 75,1% degli italiani vive in case di proprietà, ovvero, grosso modo, il 75,1% degli elettori. Questo dato è in linea con la media europea: il 70% dei circa 500 milioni di cittadini dell’Ue non paga un affitto. L’Italia è quattordicesima, dietro alla Spagna.
Passando dal catasto al patrimonio, in Europa solo tre paesi impongono una tassa sul patrimonio netto: Norvegia, Svizzera e Spagna — e i primi due non fanno parte dell’Ue. In Francia, la tassa sul patrimonio è stata sostituita nel 2018 da una tassazione sulla proprietà. Per quanto riguarda la tassazione sul reddito lavorativo in Italia, un’analisi del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti conferma che il peso della tassazione è sbilanciato verso il lavoro dipendente e le famiglie, e che il sistema fiscale italiano è uno dei meno efficienti al mondo, posizionandosi al 128° posto mondiale.
in copertina foto via Facebook/Matteo Salvini