Raffaele Alberto Ventura spiega in un’antologia il pensiero dell’intellettuale francese, oltre il marxismo e la critica economica del capitalismo. Una filosofia radicale e le sue contraddizioni
Cos’hanno in comune un giapponese, un boemo e un greco naturalizzato francese? Nulla, se prima non specifichiamo che stiamo parlando di Mishima, Kafka e Castoriadis. Tutti e tre sono stati prolifici scrittori ed illustri intellettuali, ma se c’è un aspetto che più di tutti interseca le loro biografie è il fatto che tutti e tre hanno vissuto una “doppia vita.” Mishima di giorno faceva il funzionario statale al ministero, di notte invece vestiva i panni dello scrittore. Kafka di giorno era ispettore assicurativo, di notte si dedicava anche lui alla letteratura.
E Castoriadis? Lui forse ha vissuto la vita più schizofrenica dei tre: se di giorno ricopriva la prestigiosa carica di alto funzionario dell’OCSE coordinando progetti orientati allo sviluppo economico, di notte disfaceva la tela che tesseva durante il dì, criticando, nei panni del militante rivoluzionario, quell’ideologia della crescita che incensava l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Attorno a questo originale tratto della “doppia vita” di Cornelius Castoriadis ruota l’antologia “Contro l’economia. Scritti 1949-1997” dell’autore, pubblicata da Luiss University Press, curata e tradotta dallo scrittore e saggista Raffaele Alberto Ventura.
Filosofo, sociologo, economista, psicanalista e militante politico, Castoriadis ha vissuto molteplici vite dal 1922 al 1997. Nato a Istanbul, si trasferisce da piccolo con la famiglia ad Atene dove porta a termine i propri studi universitari di diritto, economia e filosofia. Nel 1946 si trasferisce a Parigi dove due anni dopo entrerà a far parte di una delle più grandi organizzazioni economiche mondiali, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse). Sempre nel 1948, Castoriadis fonderà assieme al filosofo francese Claude Lefort l’organizzazione Socialisme ou barbarie che, nata come corrente interna al Partito comunista francese, radunando contributi attorno all’omonima rivista finirà col tempo per rendersi autonoma dal partito diventando un fiorente rifugio per intellettuali libertari ed elaborando una lettura eterodossa della lezione marxista.
Contro l’economia è il titolo provocatorio che battezza quest’antologia e che racconta, attraverso le parole del suo curatore, “la storia di un economista che arriva a poco a poco alla consapevolezza che l’approccio economico non è sufficiente per capire i problemi strutturali del capitalismo.” Contro l’economia abbraccia la sociologia, la filosofia e la politica e rappresenta la meditazione di un intellettuale che, avendo dedicato la sua vita lavorativa a “far di conto,” finisce per scoprire che la soluzione ai problemi di libertà ed eguaglianza nella società contemporanea va oltre la quadratura dei numeri.
Né verso Occidente né verso Oriente
Uno degli aspetti più interessanti dell’opera di Castoriadis è la teorizzazione della convergenza tra i regimi statunitense e sovietico sotto il segno del capitalismo burocratico. Già nel 1949, la neonata rivista Socialisme ou barbarie pubblica un testo provocatorio in cui manifesta la propria equidistanza programmatica dal capitalismo americano e dal socialismo sovietico.
In questo testo, pubblicato nell’antologia sotto il titolo de La grande convergenza, Castoriadis disegna una storia del capitalismo segnata dal progressivo accrescimento del ruolo dello Stato che comincia ad intestarsi gli interessi del capitale. Stati Uniti e Unione Sovietica non rappresenterebbero altro se non stadi diversi nel processo di concentrazione delle forze produttive di cui i grandi burocrati sarebbero i veri beneficiari, alle spese del proletariato.
Tesi analoghe erano state già espresse da Bruno Rizzi, intellettuale trotzkista del Novecento di cui Ventura si era occupato nel suo ultimo libro, Radical Choc. Nel 1939, Rizzi pubblica La burocratizzazione del mondo, libro in cui sosteneva che l’antagonismo tra Unione Sovietica e Germania nazista sarebbe andato sempre più affievolendosi, notando la convergenza tra i due regimi nell’accrescimento del peso della macchina burocratica.
Il vecchio capitalismo sarebbe quindi stato destinato a scomparire, sostituito da un nuovo regime economico che avrebbe fuso lo sfruttamento capitalistico alla pianificazione burocratica, teorizzando tra i primi quella che poi verrà chiamata “tecnocrazia.” Ventura afferma che “l’idea che circolava negli anni ’70 era quella secondo la quale Castoriadis si sarebbe appropriato delle tesi di Bruno Rizzi,” anche se ricostruire la storia delle influenze è più complicato di quanto possa sembrare. Infatti “le prime critiche alla Rivoluzione russa nel 1918 parlavano già di burocratizzazione: le influenze più interessanti andrebbero cercate nella tradizione anarchica e weberiana.”
Sembra che tutti questi autori condividano l’assunto per cui la modernizzazione della produzione, piuttosto che generare spazi di libertà e di emancipazione, finisca per costringere l’umanità in una gabbia d’acciaio favorendo la soggezione alla libertà, l’aristocrazia della competenza alla democrazia. Ed è proprio l’ossessione per la democrazia che porterà Castoriadis a liquidare il marxismo in favore della teorizzazione di una società autonoma di individui liberi e uguali.
A sinistra della sinistra e alla sua destra
La liquidazione del marxismo si manifesta nel fatto che Castoriadis propone di analizzare le patologie della società moderna indotte dal capitalismo, ma di farlo, per così dire, contro l’economia. Castoriadis così abbandona presto l’ambizione di dimostrare empiricamente le contraddizioni del capitalismo e la sua ricerca assume sempre più una torsione “culturalista” puntando il dito verso quella che lui chiama “crisi del significato della vita e delle motivazioni umane.”
Questo aspetto avvicina Castoriadis ad autori come Lukács e Honneth, i quali coi concetti di “reificazione” e “misconoscimento” hanno cercato di catturare le disfunzioni della società contemporanea ponendosi in un’ottica di continuità col pensiero marxista. “Castoriadis viene dalla sinistra che leggeva Lukács, il quale a sua volta si era formato sui testi di Weber e sul romanticismo tedesco, approdando al comunismo attraverso un percorso abbastanza tortuoso,” spiega a the Submarine Raffaele Alberto Ventura.
Per questa ragione Ventura preferisce parlare in questi casi di webero-marxismo per contraddistinguere una temperie culturale frutto “di un processo che inizia con Lukács e prosegue con la Scuola di Francoforte, passando per Castoriadis, di autori marxisti che iniziano un processo di corrosione del pensiero di Marx immergendolo in quello di Weber.”
D’altra parte però l’analisi culturale delle contraddizioni indotte dal capitalismo permette di confrontare Castoriadis con gli sviluppi intellettuali della nouvelle droite, il movimento che radicalizza il pensiero conservatore a partire dagli anni ’70 formulando una critica di destra all’individualismo contemporaneo. Ventura parla di autori come Lipovetsky e Baudrillard, entrambi legati al gruppo di Socialisme ou barbarie, i quali si faranno portavoce di una critica a una società dei consumi sdoganata dall’edonismo del Sessantotto e che avrebbero fatto da traghettatori delle riflessioni di Castoriadis verso destra, arrivando a influenzare anche i romanzi di Michel Houellebecq.
Con le parole di Ventura: “Negli anni ’70, parlare di contraddizioni culturali del capitalismo era considerata una posizione liberal-conservatrice perché implicava da un lato il rifiuto del materialismo storico e dall’altro la volontà di porre in essere un ragionamento più ampio sulle aspettative prodotte dal sistema capitalistico che tendeva inevitabilmente a minimizzarne le responsabilità.”
Leggere tra le pieghe del pensiero radicale
Contro l’economia ci restituisce così l’immagine di un intellettuale che sembrerebbe aver abbracciato il marxismo in maniera strumentale per poi distanziarsene, approdando a nuove forme di critica del capitalismo che sanno più di reazione che di rivoluzione.
Saremmo quindi tentati di interpretare la sua traiettoria attraverso la forma di una parabola che si distanzia progressivamente dal suo epicentro perdendo di coerenza e rettitudine. Invece, secondo Ventura: “Castoriadis attacca l’Unione Sovietica già nel primo numero del 1949 di Socialisme ou Barbarie ed i primi testi in cui Castoriadis liquida il marxismo sono già del 1959. La tentazione di alcuni interpreti è stata invece quella di retrodatare queste prese di posizione per sostenere che avesse cambiato idea nel tempo, spiegando la sua traiettoria nella forma di una parabola, ma in funzione del punto di osservazione si può disegnare una parabola in modo diverso. Io sostengo che sarebbe riduttivo interpretare il pensiero di Castoriadis nella forma di una parabola perché in fin dei conti la sua produzione intellettuale ha mantenuto una grande coerenza interna. Possiamo piuttosto dire che Castoriadis si sia adattato a diverse situazioni storiche, non considerando le categorie di destra e sinistra come categorie essenziali.”
L’attualità del pensiero di Castoriadis è nella critica dello Stato e delle tendenze totalitarie della sua burocrazia. Un punto di vista, questo, che è ultimamente stato sdoganato dall’anarco-primitivismo legato alla figura di Theodore Kaczynski, in arte UnaBomber, il terrorista americano che seminò il panico con i suoi pacchi bomba negli Stati Uniti degli anni ’80 e ’90 e che ispira oggi, attraverso il suo manifesto intitolato La società industriale e il suo futuro, una wave memetica che romanticizza il ritorno ad uno stato di vita primitivo in cui l’uomo si libererebbe dalla schiavitù della tecnologia attraverso una rinnovata sinergia con la natura.
Leggere Castoriadis oggi, a cento anni dalla sua nascita, significa quindi poter osservare tra le pieghe della storia gli sviluppi di un pensiero radicale che ha pensato ad un’alternativa alla società attuale. Quella di Castoriadis è stata la doppia, triplice, quadruplice vita di un funzionario e militante, di un intellettuale e di un rivoluzionario.
la foto di Castoriadis CC BY-SA 3.0 David Ames Curtis
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