L’Ucraina si rifiuta di cedere Mariupol
L’ultimatum russo su Mariupol, la perdita di ammoniaca dello stabilimento Sumykhimprom, e il bombardamento su Kyiv: nelle ultime ore il conflitto in Ucraina sembra aver subito un ulteriore aggravamento
I vigili del fuoco intervengono nel distretto di Podil a Kyiv. Foto via Telegram / hromadske_ua
L’ultimatum russo su Mariupol, la perdita di ammoniaca dello stabilimento Sumykhimprom, e il bombardamento su Kyiv: nelle ultime ore il conflitto in Ucraina sembra aver subito un ulteriore aggravamento
Questa notte i militari russi hanno inviato un ultimatum alle forze ucraine che stavano difendendo Mariupol, sotto forma di una lettera del colonnello Michail Mizincev, che proponeva l’apertura di corridoi umanitari a cui avrebbero dovuto prendere parte anche i militari ucraini, disarmati. Si sarebbe trattata, a tutti gli effetti, di una resa della città. La proposta era valida fino alle 5 di questa mattina. Separatamente, i militari russi hanno inviato un appello alle autorità locali della città, chiedendo loro se stanno “dalla parte del proprio popolo” o “se stanno con i banditi.” I militari hanno anche minacciato le autorità locali dicendo che saranno poste di fronte a un tribunale militare. L’Ucraina ha rifiutato bruscamente l’“offerta” russa. Parlando con Ukrajinska Pravda la vice prima ministra Iryna Vereščuk ha dichiarato che una resa era “fuori discussione,” e ha ribadito la richiesta di aprire corridoi umanitari convenzionali per permettere l’evacuazione delle migliaia di persone che sono ancora intrappolate nella città. La scadenza fissata, nel frattempo, è passata, e non è chiaro quale sarà la reazione dei militari russi.
Alle 4:30 di questa mattina Dmitro Živickij, il governatore dell’oblast di Sumy, ha scritto nel proprio canale Telegram che nello stabilimento Sumykhimprom, un’azienda che si occupa principalmente della produzione di fertilizzanti, era in corso una perdita di ammoniaca che interessava una zona di raggio di 2,5km. La direzione dei venti, secondo quanto riportato da Živickij, non mette in pericolo la città di Sumy, ma il governatore ha dichiarato che chiunque viva nella zona interessata deve cercare riparo in cantine o rifugi sotterranei — perché l’ammoniaca è un gas più leggero dell’aria. L’incidente arriva dopo giorni di tensione sulla questione dei presunti laboratori di armi chimiche in Ucraina — che secondo le Nazioni Unite non esistono — il ministero della Difesa russo ha accusato i “nazionalisti” di aver “minato” le strutture contenenti ammoniaca e cloro della Sumykhimprom “con lo scopo di avvelenare in massa i residenti della regione di Sumy, nel caso nella città entrassero le forze armate russe.” Secondo fonti militari ucraine lo stabilimento è stato bombardato questa mattina alle 03:55, e un serbatoio è stato danneggiato — ma non ci sarebbero pericoli per la popolazione. I danni causati dall’esposizione all’ammoniaca variano in modo drastico in base alla durata dell’esposizione e alla concentrazione nell’aria — in alte concentrazioni può anche rivelarsi letale. Nel corso della mattinata le autorità ucraine hanno confermato di essere intervenute e che la perdita era stata eliminata.
Questa notte è stato bombardato il distretto di Podil a Kyiv: è stato colpito tra le altre cose un centro commerciale. Dai primi video che sono stati pubblicati questa mattina sembra trattarsi del bombardamento più duro che finora ha colpito la capitale.
Ieri Zelenskyj ha continuato il proprio tour virtuale dei parlamenti del mondo, tenendo un intervento alla Knesset israeliana. Il tono del presidente ucraino è stato simile a quello tenuto di fronte ai politici statunitensi ed europei — di aspro confronto, sostanzialmente accusando i governi locali di non fare abbastanza per proteggere l’Ucraina: così come ha accusato le autorità statunitensi di non voler indirre una no–fly zone sui cieli del paese, Zelenskyj questa volta ha chiesto conto alla politica israeliana sulle motivazioni per cui il paese non abbia fornito a Kyiv il sistema di difesa anti-missilista Iron Dome. A differenza che in altri paesi, però, il tono di aperto confronto è stato accolto piuttosto male: Zelenskyj ha maldestramente paragonato il conflitto in Ucraina all’Olocausto, ed è stato accusato da diversi politici israeliani di cercare di cancellare la complicità di molti ucraini nel genocidio. Il presidente ucraino ha anzi dato una lettura apertamente revisionista della storia del secondo conflitto mondiale, dicendo che molti ucraini avessero “scelto” di salvare la popolazione ebraica durante l’Olocausto.