Cosa fare del petrolio che finanzia la guerra in Ucraina

Gli Stati Uniti hanno vietato l’import di energia dalla Russia e il Regno Unito si prepara a rendersi indipendente entro fine anno: da oggi anche l’Europa deve mettere in discussione tutte le proprie politiche energetiche

Cosa fare del petrolio che finanzia la guerra in Ucraina

Gli Stati Uniti hanno vietato l’import di energia dalla Russia e il Regno Unito si prepara a rendersi indipendente entro fine anno: da oggi anche l’Europa deve mettere in discussione tutte le proprie politiche energetiche

Joe Biden, senza aspettare l’Europa, ha firmato un ordine esecutivo che vieta tutto l’import di petrolio, gas e carbone dalla Russia. Nonostante la dipendenza dall’energia russa per gli Stati Uniti sia molto inferiore rispetto a quella europea, Biden ha ammesso che la decisione non sarà senza costi neanche per l’economia statunitense; commentando in questo senso la necessità di diventare indipendenti a livello energetico, accelerando una transizione all’energia pulita. Al momento la maggioranza dei cittadini statunitensi si è detta favorevole alla misura. Tuttavia, il costo della benzina rappresentava da sempre un problema politico per Biden e la situazione potrebbe quindi cambiare nelle prossime settimane, con l’aumento dei prezzi.

Il Regno Unito, intanto, ha dichiarato un progetto altrettanto impegnativo: quello di volersi rendere indipendente dal petrolio russo e dai suoi derivati entro la fine del 2022, e sta considerando anche la messa a bando del gas. Da questo punto di vista il Regno Unito è già largamente indipendente rispetto agli altri paesi europei.

La situazione Europea è invece più complessa. La Commissione europea ha pubblicato i punti principali del piano per arrivare all’indipendenza dall’energia russa entro il 2030. Vengono indicati progetti per aumentare l’energia proveniente da fonti rinnovabili, e promessi interventi con “azioni urgenti sui prezzi.” Oggi e domani a Versailles si terranno degli incontri per discutere la questione energetica.

Euractiv ha visto una bozza del documento conclusivo in cui l’Unione rinnoverà l’impegno a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 ma, soprattutto, ad eliminare gradualmente la propria dipendenza da gas, petrolio e carbone russi. Il documento indica cinque soluzioni: diversificare l’import comprando da Stati Uniti e Qatar, accelerare lo sviluppo di energie rinnovabili, e vengono citate le necessità di aumentare l’interconnessione tra le reti elettriche e del gas dei singoli stati membri, rafforzare i “piani d’emergenza” energetici dell’Ue, e “migliorare l’efficienza energetica” del blocco.

Comprare energia da Qatar e Stati Uniti potrebbe tuttavia rischiare di alzare i prezzi per tutti, dal momento in cui l’Europa si troverebbe a competere con altre grandi potenze consumatrici come la Cina, la Corea del Sud e il Giappone.

Un nuovo report del think tank Transport & Environment mostra l’impatto che potrebbero avere le sanzioni sul petrolio: secondo le stime i paesi europei pagano in media 261 milioni di euro al giorno per il petrolio russo. Il direttore del think tank, William Todts, afferma che “il gas è una preoccupazione, ma è il petrolio che finanzia la guerra di Putin.”

Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha affermato ad Agorà Extra su Rai3 che in 24-30 mesi dovremmo essere indipendenti dal gas russo. Durante la trasmissione ha posto l’accento sulla necessità di implementare velocemente le energie rinnovabili e sulla capacità di rigassificare, cambiando anche fornitori per una parte delle fonti energetiche che ora provengono dalla Russia.

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