Maturità e lavoro: le proteste della scuola in stato di agitazione
A Roma migliaia di studenti hanno partecipato alle proteste contro l’alternanza scuola lavoro e la decisione del governo di ritornare alla maturità come si svolgeva prima dell’inizio della pandemia.
tutte le foto di Edoardo Vezzi
A Roma migliaia di studenti hanno partecipato alle proteste contro l’alternanza scuola lavoro e la decisione del governo di ritornare alla maturità come si svolgeva prima dell’inizio della pandemia.
A Roma erano circa 5 mila, nel resto d’Italia almeno 100 mila. “Il paradosso è che a scuola non si va ma all’alternanza scuola-lavoro sì,” spiegano gli studenti. “Il problema è evidente. I ragazzi lavorano non ancora maggiorenni, svolgendo mansioni pericolose, come nel caso di Lorenzo Parelli, morto poco tempo fa”. Gli studenti chiedono un tavolo per abolire il percorso attuale scuola-lavoro da ricostruire da zero: l’alternanza impostata secondo le regole di oggi è vista come del tutto irrecuperabile, indipendentemente dalla pandemia. Dall’altro lato invece è un caso estremo delle storture insite nel meccanismo stesso dell’alternanza scuola-lavoro, che crea sostanzialmente manodopera gratuita per le aziende spesso senza badare troppo al lato didattico e formativo.
La morte di Parelli, da un lato, è l’ennesimo episodio di incidenti mortali sul luogo di lavoro: nel 2021 sono stati contati 1404 decessi — secondo il presidente dell’Osservatorio nazionale sul lavoro Carlo Soricelli, negli ultimi 14 anni “non c’è stato alcun miglioramento, nonostante lo Stato attraverso i suoi istituti abbia speso miliardi di euro per la sicurezza,” e le morti sono addirittura aumentate del 9% su base annua.
Non è un mistero che la pandemia abbia avuto effetti duraturi sulla didattica. Negli ultimi due anni, i due scritti – il tema di italiano e la seconda prova diversa per ogni indirizzo liceale – erano stati cancellati. L’esame di maturità si svolgeva attraverso una prova orale, che partiva da un elaborato scritto da ogni studente e consegnato prima dell’esame. Pochi giorni fa il Miur ha confermato che quest’anno si ritornerà alla modalità degli anni precedenti alla pandemia, provocando l’ira degli studenti. Per il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ritornare al vecchio modello è indispensabile “per uscire dall’emergenza”.
Questa maturità non è tollerabile perché non la possiamo affrontare, non ne abbiamo gli strumenti
In piazza gli studenti la pensano diversamente. Tanti i cori contro il ministro e contro il governo. Ripristinare l’esame com’era in passato è per i ragazzi una scelta frettolosa che non mette in conto gli ultimi due anni passati davanti a uno schermo, seguendo le lezioni attraverso la didattica a distanza.
“I professori avevano difficoltà a spiegare in Dad. Nessuno ha preparato i ragazzi a stare ore e ore davanti a uno schermo senza poter socializzare e fare amicizia. La socialità fa parte della scuola e ce l’hanno tolta, all’inizio per necessità e poi per la mala gestione della pandemia” dice una giovane liceale. In piazza ci sono i giovani di diversi licei di Roma e alcune associazioni studentesche come “La lupa”, molto attiva nei giorni scorsi durante le proteste in cui alcuni ragazzi sono stati presi a manganellate dalla polizia. Oggi non ci sono stati scontri, ma la rabbia era tangibile. Cori contro il governo, il ministro Bianchi, contro Mario Draghi e contro il Miur: “Questa maturità non è tollerabile perché non la possiamo affrontare, non ne abbiamo gli strumenti” hanno urlato al megafono. “Siamo qui oggi in piazza per dire al Ministero e alla politica che questa non è la maturità e non è la scuola che vogliamo”.
L’obiettivo è quello di essere ascoltati e avviare un dialogo. “Abbiamo tante idee” urlano. “Ci dicono che protestiamo perché non abbiamo voglia di studiare, ma non è vero. Noi abbiamo voglia di imparare, perché per noi la scuola è cultura. Ma non può essere fatto in questo modo.” Arrivati sotto al Miur hanno srotolato gli striscioni, acceso i fumogeni e continuato a chiedere a gran voce di essere presi in considerazione nelle decisioni. Lo slogan è “se non cambierà, lotta dura sarà”.
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