Le fanzine contro la queerfobia in Polonia

Il progetto indipendente X-Philes usa la poesia come mezzo di riappropriazione della sessualità. Un modo non normativo, che abbraccia tutto lo spettro queer, per r-esistere in un Paese dove la repressione culturale è al potere

Le fanzine contro la queerfobia in Polonia

in copertina e all’interno, foto e video: X–Philes

Il progetto indipendente X-Philes usa la poesia come mezzo di riappropriazione della sessualità. Un modo non normativo, che abbraccia tutto lo spettro queer, per r-esistere in un Paese dove la repressione culturale è al potere

X-Philes è un laboratorio artistico indipendente fondato dallo studente di fotografia classe ’94 di Varsavia Bartosz Jakubowski insieme ad altri tre artisti e ricercatori emergenti del panorama nazionale, Gabriela Sułkowska, Maja Gomulska e Rafał Domagała, tutti appartenenti alla comunità LGBTQ+ polacca. L’obiettivo di X-Philes? Secondo i ragazzi la poesia ha il potere palliativo di “dare un nome alle proprie emozioni”, lasciando spazio a una “comunicazione multidisciplinare del mondo queer alla società che ci circonda.” Tutte cose necessarie nella Polonia del 2022, il paese con il governo più omofobo dell’Unione europea.

“Crediamo che l’atto di scrivere e leggere poesie dell’antologia queer sia il modo non-normativo che abbiamo trovato per acquisire un linguaggio nuovo, atto ad aiutarci a riconnetterci con la vera realtà delle cose e costruire una comunità più consapevole”. È questa la matrice ideologica di X-Philes. Crescere come omosessuale nella Polonia contemporanea non è esattamente un’esperienza che ogni adolescente vorrebbe vivere. Le letture sono canalizzate verso personaggi stereotipati che rivendicano una sessualità di massa, in TV gli spot navigano tra populismo e conservazionismo identitario che inneggiano alla ‘famiglia tradizionale’. L’identità non-normativa in Polonia semplicemente non esiste. Così come non esiste una vera e propria comunità LGBT, che secondo il presidente Andrej Duda non è altro che un’“ideologia neo-bolscevica più distruttiva del comunismo” che cerca di imporsi alla maggioranza sotto una “falsa pretesa di tolleranza”. Ed è inesistente anche la possibilità di rappresentazione per queste comunità, come è successo con l’istituzione nel 2019 di ‘zone LGBT-free’ nei vari distretti polacchi in cui, appunto, marce di uguaglianza ed eventi queer sono state bandite.

X-Philes nasce come reazione domestica non violenta alla crescente omofobia nella società polacca, per rivendicare libertà d’espressione ed un’educazione di genere multi-colore. Il progetto ha subito azioni discriminatorie: nell’estate del 2020 l’attivista non-binaria del collettivo queer Stop Bzdurom, Margo Szutowicz, è stata arrestata per aver vandalizzato un furgoncino della propaganda anti-LGBTQ+ e partecipato alla copertura simbolica della statua di Gesù Cristo nella città di Varsavia con le bandiere arcobaleno. “Abbiamo visto le ripercussioni di questi accadimenti e abbiamo agito,” sottolinea Bartosz con le lacrime agli occhi. Detto, fatto: il 7 agosto dello stesso anno c’è stata la ‘Stonewall’ polacca, con migliaia di manifestanti che hanno protestato contro l’ordine di arresto per Margo e affrontato la polizia per chiedere una Polonia più ‘ideologicamente’ libera. Una manifestazione ‘nemica dello stato’ che sarebbe presto diventata amica di una nuova “propaganda artistica del mondo queer”.

Da un lato, così, impazza tanto la pandemia da Covid-19 quanto quella da “virus LGBT”, secondo il ministro dell’Istruzione, Przemyslaw Czarnek, che ha pensato bene di paragonare la lotta per i diritti LGBTQI+ al nazismo. Dall’altro, aumentano i casi di disturbo da stress post-traumatico di migliaia di giovani omosessuali polacchi oppressi dallo Stato. X-Philes propone di fare del “potere terapeutico della parola contro gli umori queerfobici della società” il suo diktat. Inizialmente Gabriela e Maja hanno preso parte ad un progetto di gruppo di lettura queer organizzato dal centro interdisciplinare per la creazione collettiva Curie City, incontrando altri attivisti e ricercatori per discutere di testi teorici che trattano di questioni identitarie della comunità LGBTQ+ e intavolando le basi di un nuovo workshop artistico innovativo. “Anche se molte voci non etero-nomative sono state raccolte nel 2021 nell’antologia della letteratura queer polacca ‘Dezorientacje’ da Krytyka Polityczna”, riferisce Bartosz, “noi volevamo vedere come gli scrittori e i poeti non professionisti sentono e vivono la situazione attuale in Polonia”. Durante la ricerca di queste poesie queer, i ragazzi si sono imbattuti in magazine raccolti dall’organizzazione LGBTQ+ Lambda: “Attraverso alcune mie conoscenze, sono riuscito prima ad ascoltare le storie delle persone queer senior dell’associazione, e poi a convincerli ad accedere al loro archivio”. All’interno? “Una rubrica poetica di antologia gay e testi scritti sia da donne che da uomini omosessuali di enorme portata.”

È stato questo l’innesco artistico che cercava Bartosz: “L’archivio consisteva principalmente in riviste pubblicate negli anni ’90 e nel primo decennio del 2000, come ‘Man’ e ‘Inaczej’, ma anche di più vecchia data, come ‘Filo’, fondata nel 1986.” Le pubblicazioni principali del tempo giravano intorno a fantasie erotiche, lamentele sulla solitudine o sulla vita in clandestinità. 30 anni più tardi, invece, “siamo in grado di stabilire che i temi più comuni sono il sesso e la politica, o entrambi in un’unica presa indistruttibile”. Molte riviste di quel periodo pubblicavano regolarmente rubriche di poesia con testi inviati dai lettori, come ‘Poczta poetycka’ o ‘Piórem czytelników’, ma erano, allo stesso modo di testi professionali, “elaborati di vario lavoro poetico, pieni di emozione, che includono confessioni erotiche e desideri”. “Siamo affascinati dalla capacità tematica di queste riviste,” che spaziano da poesia lirici a testi scientifici, da opere politiche a fotografie che ritraggono nella loro interezza uomini e donne nude, ed è per questo che, fa sapere Maja, “la forma della posta poetica e della corrispondenza con gli editori”, come spazio di confessione intima e di comunicazione tra diversi membri della comunità, “ci è sembrata degna di essere ricreata”. “Volevamo vedere come sarebbe stato questo tipo di rubrica di poesia al giorno d’oggi”, ribadisce Gabriela. “Ecco perché ora abbiamo anche lanciato una open call per tutti quei testi che descrivono esperienze non etero-normative”, sentenzia Rafał. Circa 500 opere raccolte che sono state pubblicato sotto forma di zine, e divise per testi che affrontano tematiche come le relazioni sessuali, la situazione politica e l’identità di genere.

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Il team di X-Philes crea una grafica per ogni poesia attraverso la stampa dei testi su carta da lucido. Il loro intento è quello di ricreare la tradizione delle zine stampate in casa, rispecchiando la struttura grafica delle riviste trovate in archivio al Lambda.

Caratteristica innovativa delle zine, che li differenzia irrimediabilmente dal passato artistico dell’archivio di Lambda, è la quantità di spazio che dedicano alla poesia, diminuita con l’avvento di internet. “Hanno cessato di servire come un contenitore senza fondo che potesse dare risposte a molti e diversi bisogni della comunità,” ma in compenso hanno iniziato a rappresentare la “rivolta artistica” che tutte queste persone chiedevano ad alta voce “nella loro doppia identificazione reale e social”. Per non parlare dell’amore nel suo senso lato: secondo Bartosz, infatti, “c’è uno switch persino nel modo di intendere l’esperienza lesbica, che prende una prospettiva maschile e che non necessariamente indica una relazione omosessuale, ma semplicemente romantica, spesso senza alcuna indicazione della sua non-normatività”. “Speriamo solo che, quando gli autori condividono le loro esperienze con noi, diventino un po’ più sereni” all’interno di una società che è ancora ostile alla comunità LGBTQ+.

Mikołaj Borys Brzozowski, per esempio, scrive in un suo testo:

L’amore per te è politico,
è un argomento nel dibattito presidenziale
perché attraverso di esso il paese è in rovina.
L’amore per te comunica solo dai media ufficiali
e dice: il tempo dell’unificazione arriverà presto,
ma tutto ciò può essere usato contro di lei,
quindi rimane in silenzio.”

Nella poesia, inserita all’interno dello zine “XOXOXO”, Mikołaj unisce l’amore con il politico, il sessuale con il sociale, senza inserire alcuna indicazione queer. Abbatte le vecchie barriere erotico-architettoniche e crea un nuovo linguaggio, più vicino ai millenial e flessibile nella sua forma artistica indefinita.

La rivista ha deciso di creare una hotline con Sylvie Baudelaire, rapper trans e attrice polacca, per rendere il progetto quanto più interattivo e multimediale possibile. “Abbiamo inserito un numero di telefono nella descrizione dell’evento Facebook e per un’ora siamo stati in streaming da una stanza in cui Sylvie rispondeva e ascoltava le richieste di poesie.” L’obiettivo dell’iniziativa, secondo Bartosz, era “far percepire alle persone che chiamavano la sensazione di accettazione, di apprezzamento” e, allo stesso modo, “curarle con la ‘medicina’ della poesia”. Mentre Sylvie leggeva riviste gay e lesbiche degli anni ’90 trovate dagli archivi di Lambda, “l’evento si trasformava in un salotto ricreativo, ironico e rigenerativo allo stesso tempo.”

La rapper trans e attrice polacca, Sylvie Baudelaire, durante la hotline creata da X-Philes.

E per il futuro? “Il nostro prossimo passo è creare il secondo ed il volume di zine”, fa sapere Rafał, a cui si aggiungerà un podcast, laboratori di traduzione delle poesie e workshop di danza. “Tratteremo di temi legati alla nostra situazione politica e le questioni sociali, così come quello dell’identità di genere nel futuro.” X-Philes sta imparando a diventare grande: “lavoriamo per creare più spazi, dove le persone possono scambiare la loro poesia con altri, leggerla e pubblicarla, non solo in Polonia, ma a livello globale”. “Ci siamo già riusciti”, confermano i tre mentre riguardano le foto dell’evento che hanno organizzato per presentare la premiere del loro primo volume di zine. “Abbiamo finalmente associato gli scritti a delle facce, i testi a delle persone, e abbiamo capito che il potere del community-building adottato con questo esperimento artistico ha avuto successo.”

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