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L’ennesimo fallimento neocoloniale francese in Mali

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Il governo francese ha annunciato la fine dell’operazione Barkhane, ma il Mali è uno dei paesi più poveri e sfruttati del mondo, minacciato dal cambiamento climatico e dalla desertificazione.

Il governo francese ha annunciato la fine dell’operazione Barkhane — l’ennesima azione militare con cui la Francia ha messo gli stivali nel suolo dell’Africa Occidentale, che nonostante mezzo secolo di decolonizzazione il governo di Parigi continua evidentemente a considerare un suo cortile. Il Mali inoltre è un paese tutt’altro che pacificato, in cui è recentemente avvenuto un colpo di stato militare, con frange di guerriglieri che cercano di affiliarsi alla grande galassia del jihadismo internazionale e interessi contrapposti tra le grandi potenze occidentali. Ma questi guerriglieri possono essere definiti jihadisti? E, vent’anni dopo l’attentato alle Torri gemelle, ha ancora senso usare questo termine nel modo in cui siamo abituati?

Come sempre troviamo poi in azione nella zona i mercenari russi del gruppo Wagner, che vengono usati da Mosca ormai come una vera parte integrante della propria strategia “diplomatica,” essendo attivi in numerose aree di guerra — anche a bassa intensità — in varie parti del mondo. In tutto questo, il Mali è uno dei paesi più poveri e sfruttati del mondo, minacciato dal cambiamento climatico e dalla desertificazione: a farne le spese sono ovviamente le persone comuni, che spesso sono costrette a fuggire verso quell’Europa che è stata la causa primaria di molte delle loro difficoltà. 

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In copertina, foto CC-BY-SA 4.0 TM1972

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