A pochi giorni dal 25 novembre, le molestie in diretta a Greta Beccaglia hanno riportato al centro del dibattito il tema della violenza di genere e della sua impunità. Ma l’indignazione non basta, se non si decostruisce la cultura machista dominante
Giovedì scorso era la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e come ogni anno internet si è riempito di contenuti e polemiche più o meno strillate. C’è un’immagine in particolare che è rimbalzata nella nostra bolla, con una grafica che legge “protect your daughter,” “proteggi tua figlia.” La scritta è cancellata da una riga rossa, accompagnata da una correzione: “educate your son,” “educa tuo figlio.”
Non è un messaggio sbagliato: il patriarcato è ancora molto introiettato nella vita delle donne, ma lo è altrettanto nella vita degli uomini. Tuttavia, non si può non pensare che la scritta parli a una donna — per due motivi precisi: in primis perché sono le donne che proteggono le donne, e poi perché la società continua a volerci imporre che dei figli dovrebbe occuparsi la madre, non il padre. Si crea così un meccanismo per cui si de–responsabilizzano ulteriormente gli uomini: se un figlio cresce sessista e misogino, non è colpa del padre, ma della madre che lo ha educato male. Per superare tutto questo, però, servirebbe che tutti gli uomini fossero più disposti a parlare di mascolinità tossica, e di come alla fine, tutti questi problemi derivino dall’influenza del machismo sulla nostra società.
In Strappare lungo i bordi il giovane Zero andando a scuola vede un murales che dice “amare le donne è da froci.” Posto che non dovrebbe nemmeno servire specificare che essere omosessuali non è un insulto, in quella scritta c’è davvero tutto il discorso che stiamo facendo oggi: amare le donne, rispettarle, non ucciderle e non considerarle oggetti è una preoccupazione di chi, alla fine, non si sente così tanto virile, in un contrasto tra maschi di serie A e maschi di serie B, che se non ci impegniamo a distruggere continuerà a nutrire una logica di violenza.
Greta Beccaglia, la giornalista sportiva molestata in diretta durante la trasmissione di una tv locale toscana, ha ricevuto numerose attestazioni di solidarietà dal mondo della politica e del giornalismo, dopo che il video della molestia è diventato virale sui social. “Sono sempre più delusa da quello che mi è successo, ma ho ancora più voglia di fare la giornalista,” racconta in un’intervista. Il collega in studio che l’ha invitata a “non prendersela” si è scusato, dicendo di averlo detto per “non mandarla nel panico.” Lei stessa l’ha difeso: “In studio si è scusato molte volte e mi ha invitata a raccontare l’accaduto e a denunciare.”
Chiamando Eva torna lunedì 13 dicembre.
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in copertina, grab via YouTube