I governi del mondo si preparano alla variante Omicron, ma l’emergere di nuove varianti è conseguenza diretta delle politiche scelte dai paesi piú ricchi, che non hanno garantito la distribuzione di dosi in tutto il mondo
Alla fine la variante B.1.1.529 è stata categorizzata come “di preoccupazione” da parte dell’OMS. È stata nominata Omicron, saltando Nu — perché troppo simile all’inglese “new” — e Xi. I tecnici dell’organizzazione hanno dibattuto se aspettare qualche giorno i risultati dei primi studi sulle sue mutazioni: ma l’OMS ha preso atto del fatto che l’attendismo sia stato finora un modo controproducente di affrontare la pandemia. Non ci sono quindi ancora molte informazioni sulla variante, soprattutto sulla sua eventuale capacità di evadere i vaccini attuali.
Ieri il ministro della Salute del Sud Africa Joe Phaahla si è lamentato dei blocchi ai viaggiatori provenienti dal paese definendoli ingiustificati e sostenendo che non ci sono prove che i vaccini funzionino peggio contro la variante. Giustificati o no, tantissimi stati si sono affrettati a bloccare i voli da e verso il Sud Africa e paesi limitrofi. Mentre scriviamo il blocco è stato annunciato da Unione europea, Turchia, Stati Uniti, Canada e Giappone — oltre a Regno Unito e Israele, i primi paesi a bloccarli.
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L’allarme dei governi è stato accolto con pesantissime critiche dalle organizzazioni della società civile che da mesi sostengono che la produzione globale di vaccini sia insufficiente. Permettendo alle grandi aziende farmaceutiche di controllare brevetti e produzione per fare profitto, si è lasciato che una parte sostanziale del mondo sia rimasta scoperta, permettendo al virus di circolare e mutare liberamente. Una rabbia condivisa anche dai privati che si occupano di servizi in Africa: ieri, in un’intervista a Repubblica, il direttore di Amref Githinji Gitahi ha dichiarato che senza vaccini per l’Africa il mondo sarà “sommerso dalle mutazioni.” Paradossalmente, il Sud Africa a differenza di altri paesi vicini ha a disposizione ha un ricco stock di vaccini Pfizer e J&J a disposizione ma ha vaccinato finora solo il 35% dei destinatari, a causa di una campagna comunicativa e logistica fallimentare, e della poca fiducia dei cittadini nel governo.
L’unica alternativa proposta dai difensori dei brevetti sono i programmi di donazione, nei quali l’Unione europea — interessata a proteggere Pfizer — rivendica un ruolo di leadership. Tuttavia, la realtà è un po’ diversa: solo un terzo delle dosi di cui è stato annunciata la donazione sono state effettivamente consegnate. Secondo un retroscena di DW, la causa del ritardo sarebbe l’ennesimo contenzioso tra politica e aziende farmaceutiche, che si rifiutano di spedire i vaccini direttamente nei paesi destinatari delle donazioni, pretendendo che siano gli stati donatori a gestire la logistica.
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Il mese scorso il segretario di stato alla Salute Thomas Steffen se ne era lamentato con la Commissione europea in una lettera: “I produttori sembrano approfittarsi degli obblighi contrattuali degli stati membri per ottenere il loro permesso scritto, in modo da ostacolare i trasferimenti di vaccini, che ritengono potenzialmente dannose per i loro interessi commerciali.” Ieri, di fronte all’allarme per Omicron, le borse di tutto il mondo hanno tremato — mentre le azioni di Pfizer e Moderna volavano.