Il nuovo inferno per i migranti è al confine tra Polonia e Bielorussia

I video dal confine tra Polonia e Bielorussia mostrano le condizioni impossibili in cui sono costretti in migranti e documentano gli abusi anche sui bambini delle forze di sicurezza polacche

Il nuovo inferno per i migranti è al confine tra Polonia e Bielorussia

in copertina e tutti i video: Halgord Omar Presse

I video dal confine tra Polonia e Bielorussia mostrano le condizioni impossibili in cui sono costretti in migranti e documentano gli abusi anche sui bambini delle forze di sicurezza polacche

Il portavoce del governo polacco Piotr Muller ha annunciato che le forze “di sicurezza” del paese hanno respinto con successo centinaia di migranti e richiedenti asilo che avevano raggiunto il confine est del paese, con la Bielorussia di Lukashenko, e ha dichiarato che attorno al confine si stanno raccogliendo “3 o 4 mila migranti.” Il giornalista Halgord Omar è nei pressi del valico di confine di Kuźnica-Bruzgi, da dove ha pubblicato diversi video che mostrano colonne di persone che arrivano verso il confine, le migliaia di militari schierati e l’accampamento improvvisato dai migranti. Sul confine è presente anche il canale Telegram di informazione bielorusso NEXTA, che mostra i militari polacchi usare spray al peperoncino per fermare i migranti che cercano di tagliare il filo spinato. È solo l’inizio: secondo Muller, “possiamo aspettarci una escalation di questo tipo di azioni al confine polacco nel prossimo futuro.” Senza specificare cosa sarebbe “questo tipo di azioni,” il portavoce ha aggiunto: “Saranno di natura armata.”

La tensione tra Bielorussia e Polonia domina il confine ormai da più di un anno. In seguito alle elezioni dell’agosto 2020 in cui avrebbe vinto Lukashenko, ma di cui la legittimità è dubbia, l’Ue ha imposto delle misure restrittive nei confronti del paese. Il governo polacco ha inoltre più volte espresso il suo appoggio alle proteste contro il regime di Lukashenko, arrivando a ospitare il dissidente Roman Protasevich. Le prime sanzioni da parte dell’Ue alla Bielorussia sono partite proprio con il dirottamento dell’aereo in cui si trovava l’attivista il 23 maggio,arrestato successivamente dalle autorità bielorusse. Da quel momento Lukashenko ha attivato delle contromisure e dichiarato che non avrebbe più contribuito a ridurre il flusso di immigrazione clandestina verso l’Unione europea.

La Polonia, con l’Unione europea al seguito, accusa il governo bielorusso di usare i migranti per condurre “un attacco ibrido.” La crisi che ribolle ormai da mesi si è aggravata improvvisamente quando ieri i militari bielorussi hanno accompagnato circa mille persone verso il confine a Bruzgi. Una donna curda sul confine ha raccontato al Guardian che sarebbe arrivata in Bielorussia dopo aver pagato un’agenzia viaggio. Il costo per raggiungere Minsk è tra i 15 e i 20 mila euro.

La presidente della Commissione europea von der Leyen ha preannunciato nuove sanzioni contro la Bielorussia, che “deve smettere di mettere la vita delle persone a rischio.” Secondo von der Leyen, “la strumentalizzazione dei migranti a fini politici da parte della Bielorussia è inaccettabile.” La Commissione sta anche valutando sanzioni — tra cui la creazione di una lista nera — per le compagnie aeree che “sono attive nel traffico di esseri umani.” L’approccio dell’Unione Europea non è diverso dalla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale e al confine marittimo tra Turchia e Grecia. Esternalizzare le problematiche migratorie ai paesi extra europei confinanti – Libia, Turchia, Bielorussia – è diventata la regola non scritta della politica “Fortress Europe” che condanna all’incertezza e a condizioni di sopravvivenza disumane decine di migliaia di migranti sulla rotta dei Balcani, negli accampamenti di Moria e nelle carceri libiche. Senza contare le migliaia di vittime: 17.800 morti nel Mediterraneo centrale dal 2013, mille solo nel 2021, secondo i dati delle Nazioni Unite.

Dall’altro lato del filo spinato eretto dalla Polonia sul confine, Anton Bychkovsky, un portavoce della polizia frontaliera bielorussia, ha ribattuto che i migranti e i richiedenti asilo stanno “esercitando il loro diritto di chiedere lo status di rifugiati nell’Unione europea,” e ha respinto le accuse di escalation fatte dal governo polacco, sottolineando che le persone che stanno aspettando nei pressi del confine “non sono una minaccia per la sicurezza.”

Nonostante la reazione nervosa di Polonia e autorità europee, si tratta di un numero di migranti ristretto. Certamente ci sarebbero le infrastrutture per garantire un’accoglienza anche in Polonia — ma i migranti non hanno ovviamente intenzione di fermarsi a Varsavia: in un momento di confronto con le forze polacche, un gruppo ha iniziato a cantare in coro “german, german, german.” Insomma, anche senza chiedere che i governi europei improvvisamente riconoscano i diritti fondamentali di migranti e richiedenti asilo, la situazione potrebbe essere disinnescata semplicemente seguendo i meccanismi di “accoglienza” attivi anche in Italia.

In Polonia, intanto, molti sognano una vera e propria escalation: il giornale Gazeta Wyborcza, mentre scriviamo, sta aprendo con un’intervista al generale Jarosław Stróżyk, militare che ha una lunga storia di lavoro nell’intelligence per il governo polacco e per la NATO. Stróżyk sostiene apertamente che la NATO dovrebbe inviare truppe in supporto alla Polonia sul confine, “come è stato fatto per l’aggressione della Russia contro l’Ucraina nel 2014.”

Nell’attrito tra Bielorussia e Unione europea alla fine a rimetterci sono i migranti. Sempre il canale bielorusso NEXTA ha pubblicato un video fornito dai migranti presenti sul confine, in cui si sentono spari in lontananza. Secondo la fonte del video si tratterebbe di “colpi sparati in aria dalla polizia bielorussa.” I gruppi per i diritti umani attivi nella regione hanno condannato le azioni di entrambi i governi, sottolineando come al confine tra i due stati le condizioni meteorologiche siano durissime, e denunciando come i migranti non abbiano, ovviamente, accesso a cibo e assistenza medica. Nelle scorse settimane, mentre il flusso dei migranti proseguiva più lentamente, nei boschi limitrofi hanno così perso la vita almeno 10 persone.

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